sabato 27 agosto 2016

Antonio Gaudì: il Dante Alighieri dell'architettura

VIAGGIO APOSTOLICO IN SPAGNA
di GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Barcellona, 7 novembre 1982


 

Cari barcellonesi e spagnoli tutti.
Vergine di Montserrat! Tempio della Sacra Famiglia!
Visitando oggi questi due luoghi da voi tanto amati, ho la grata impressione di respirare la genuina religiosità cristiana - tanto antica nelle sue radici e sempre fresca nelle sue manifestazioni -, che conferisce robustezza allo spirito proprio di Barcellona e di tutta la Catalogna.

(...)

Di questa realtà misteriosa vuole essere espressione visibile questo magnifico Tempio della Sacra Famiglia di Barcellona, dovuto all’ispirazione di un’anima particolarmente sensibile a tutto quanto riguarda la Chiesa come il padre Giuseppe Mañanet y Vives, ed opera d’arte del geniale maestro Antonio Gaudi. Realtà misteriosa, ma vera, perché Barcellona ha saputo dare forza a questa vocazione familiare, mediante l’unità di fede e la comunione di vita che animano le occupazioni quotidiane dei suoi abitanti.
“Cap i Casal” di Catalogna, Barcellona è ammirata nel mondo per il noto dinamismo, laborioso ed intraprendente dei suoi uomini; però non meno lodevole e meritorio, soprattutto per la Chiesa, è il tradizionale animo accogliente che lungo la storia ha portato voi barcellonesi e catalani a condividere la cittadinanza umana e cristiana con innumerevoli genti, originarie di altre regioni della Spagna.
Fra di voi hanno formato un focolare; accanto a voi ha forse ricuperato senso e respiro la loro vita; con voi hanno intrapreso con slancio questo itinerario di dolori e di gioie che si fa strada giorno dopo giorno nell’esistenza, come ricordano i misteri del Rosario, rappresentati in questo Tempio.
È pertanto sommamente istruttivo il fatto che, tutti uniti, possiate proclamare davanti alla Chiesa che questa città e questa regione sono un focolare grande ed aperto alla fraternità cristiana, dove “non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati . . . sopra il Messia, come pietra angolare” (cf. Ef 2, 19-20).

Questo Tempio della Sacra Famiglia è un’opera non ancora terminata, ma riceve solidità da un principio, ricorda e compendia un’altra costruzione fatta con pietre vive: la famiglia cristiana, cellula umana essenziale, dove nascono e crescono incessantemente la fede e l’amore. Auspico che la famiglia sia sempre fra voi autentica “Chiesa domestica”, luogo consacrato al dialogo con Dio Padre, scuola per seguire Cristo, attraverso le vie indicate nel Vangelo, fermento di convivenza e di virtù sociali in stretta comunione con lo Spirito che abita nelle vostre anime.
Nel recitare ora l’Angelus, vorrei che nel cuore di tutti vi fosse un’intenzione particolarmente affettuosa e supplicante per le madri di famiglia, la cui missione ha come modello Maria, Madre di Gesù Cristo e Madre della Chiesa. “La Vergine - ci dice il Concilio Vaticano II - nella sua vita fu modello di quell’amore materno, del quale devono essere animati tutti coloro che, nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini (Lumen Gentium, 65).

Che Dio benedica le vostre famiglie.

Giovanni Paolo II


La tomba di Antonio Gaudì nella cripta della Sagrada Familia




«Il Dante Alighieri dell’architettura»


Intervista con l’arcivescovo di Barcellona, Cardinale Ricardo María Carles Gordó




La diocesi di Barcellona ha avviato la causa di beatificazione di Gaudí. A che punto è il processo diocesano?
RICARDO MARÍA CARLES GORDÓ: Il processo diocesano è già a buon punto. Vorrei sottolineare l’eccellente lavoro che ha realizzato il tribunale nominato allo scopo, in special modo il padre Josep M. Blanquet, che lo presiede, e monsignor Jaume Riera Rius, provicario generale della diocesi, che è il promotore della fede nel suddetto tribunale. Speriamo che alla fine dell’anno sia stata già raccolta tutta la documentazione, pronta per essere inviata alla Santa Sede. Rendo grazie a Dio d’aver potuto promuovere la sua causa di beatificazione come arcivescovo di Barcellona.

Ci sono state testimonianze relative a miracoli attribuiti alla sua intercessione?
CARLES GORDÓ: Guarigioni miracolose dovute alla sua intercessione non sono documentate. Tuttavia, gli aspetti significativi della sua vita sono molti e molto limpidi. Le testimonianze raccolte sono molto esplicite nell’evidenziare l’alto grado di vita cristiana raggiunto da Gaudí, specialmente nell’ultima fase della sua vita. E lo raggiunse nella liturgia e nell’arte, due vie molto adeguate per entrare in contatto con il mistero di Dio in Cristo.

Esiste una devozione popolare a Gaudí?
CARLES GORDÓ: Certamente esiste un’ammirazione profonda per Gaudí, a Barcellona e ora anche in tutto il mondo. La celebrazione del 150° anniversario della sua nascita, che stiamo celebrando quest’anno, è una prova di questo fervore popolare verso Gaudí. Barcellona è inoltre grata per il grande bagaglio culturale che Gaudí le ha lasciato come ricca eredità. Il nome di Gaudí è ormai per sempre un nome unito a quello della città di Barcellona e al suo tempio della Sagrada Familia. 

Quale idea si è fatto lei personalmente della santità di Gaudí?
CARLES GORDÓ: Le posso rispondere molto brevemente. Il mio giudizio su Gaudí è lo stesso che espresse il nunzio di Sua Santità in Spagna, monsignor Ragonesi, quando visitò il cantiere della Sagrada Familia ancora agli inizi, accompagnato però dallo stesso Gaudí, un privilegio straordinario. Il nunzio, entusiasmato, alla fine dell’incontro gli disse: «Lei è il Dante dell’architettura». Non si può dire di meglio in poche parole. Ebbene, questo Dante dell’architettura arrivò a esserlo perché fu anche un cristiano molto sincero ed esemplare. Fu un genio dell’arte e fu – credo – un santo, senza voler con questo anticipare il giudizio che potrà dare la Chiesa a suo tempo.

La Sagrada Familia è un’opera straordinaria dal punto di vista architettonico. Essa parla secondo lei della santità del suo ideatore?
CARLES GORDÓ: Senza dubbio. Credo che parli molto chiaramente della santità di Gaudí. Egli diceva che l’espressione «Sanctus, sanctus, sanctus» che collocò sulle torri della Sagrada Familia doveva essere un’esortazione per tutti a lodare Dio. La Sagrada Familia è una rappresentazione architettonica di tutto il mistero cristiano, secondo il ciclo dell’anno liturgico. Non a caso, uno dei libri più amati da Gaudí era L’année liturgique del benedettino dom Guéranger, che era un santo monaco.

La Sagrada Familia è davvero “la cattedrale dei poveri” come l’avevano pensata i suoi promotori? Ha un linguaggio ancora comprensibile agli uomini di oggi?
CARLES GORDÓ: Certamente. A volte si dice che la Chiesa non ha un linguaggio adatto all’attualità. Io credo che il linguaggio della Parola di Dio e quello degli eventi della Rivelazione siano nello stesso tempo profondamente umani e profondamente divini. Sono espressioni di una sapienza su Dio e di una sapienza sull’uomo, come dice la costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II. E Gaudí lesse, a partire dalla fede, in un libro meraviglioso e sempre aperto: il libro della natura. Questa fu la sua originalità, che lo rende tanto attuale e tanto ammirato.

Che cosa può offrire la figura di Gaudí alla Chiesa di oggi?
CARLES GORDÓ: La sua domanda mi fa venire in mente uno dei documenti a mio parere più originali del Papa attuale: la Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti, pubblicata il 22 aprile del 1999, di una ricchezza straordinaria. Il Papa dedica il testo «a coloro che con appassionata dedizione cercano nuove epifanie della bellezza per offrirle al mondo attraverso la creazione artistica. “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31)». Non è questo ciò che ha fatto Gaudí? Egli seppe trovare nella natura nuove fonti d’ispirazione per la sua arte e in questo modo ci mostrò soprattutto due cose: che la creazione è opera del Grande Artista, che è il Padre, il quale ha creato tutto il mondo come un regalo al Figlio, «espressione della sua gloria e impronta della sua sostanza». Voglia Dio che un giorno possiamo vedere sugli altari un artista che onorò la visione cristiana dell’arte.

Giovanni Ricciardi, Tempi


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