sabato 5 novembre 2022

Baldo, monte in Italia rinomatissimo, nelle gole dell'Alpi, donde la Rezia dall'Italia è divisa...

«Baldo, monte in Italia rinomatissimo, nelle gole dell'Alpi, donde la Rezia dall'Italia è divisa, ben alto e largo risiede, ai confini del contado Veronese e del Trentino. Ergendo esso infra le nubi sue cime, tutti i circostanti monti in altezza vince e sorpassa, di modo che per amenità, per sito e per bellezza nessun altro gli vada innanzi. Da oriente mette le sue radici in riva all'Adige, e da occidente sulle rive amenissime del Benaco. Quindi si stende, dal mezzodì con una certa agreste pianura, e da tramontana cogli altri monti confina dell'Alpi. Dal suo più alto giogo, con gran diletto e maraviglia de' risguardanti, si vede a sinistra scorrergli un torrente, che da dirupati e altissimi scogli sbucando, per molto angusta e tortuosa gola giù scorre a valle rapidamente.


Dall'altro lato miransi più bassi colli, e fertilissime vallette, delle quali sta a fronte assai spazioso tratto campestre e piano, ma incolto e senz'alberi; di modo che un largo e tranquillo mare ne rappresenti. Da una parte con vario rigirarsi gli discorre l'Adige; il quale, commecché grande fiume egli sia, pure per la distanza, a chi'l mira dall'alta cima di questo monte, picciol rivo rassembra, e dentro nella città entrar si vede. Vedesi pure la città stessa di Verona, per guisa che il suo sito, la forma, gli edifizj, tutto il suo giro e cascheduna sua parte e distintamente vi si riconoscono. Che s'egli accede che il cielo per bel seren sia tranquillo, tutta la pianura del veronese contado vi si ravvisa. Veggonsi pure le città, e vicini paesi, che al chiaro agli occhi de'risguardanti si fanno, quasi che fossero in tavola o piuttosto in tela dipinte con ogni grazia e artifizio del pennello di fiammingo pittore. Dall'altra parte s'affaccia il Benaco; il quale, quantunque sia discosto sei miglia, pur sì vicino apparisce, stante l'altezza della cima, che se taluno si desse a giù correre senza riegno della persona, sbigottirebbe di paura, parendogli ad ogni tratto dover in esso giù capovolgere.


Da costassù miransi dattorno al logo inaccessibili montagne alpestri, e rupi, e cavernosi scogli ertissimi e di nuda selce; ma scorgonsi più dappresso alle rive le amenissime piagge, ricche di ulivi e di mirti, ad una con le verdeggianti colline, di odorosi e folti lauri vestite. Castelli e terre eziando, isole e penisole, il navigare e il pescare, e l'onde pur mo placidissime, e tosto rigogliose, e ai lidi fremere, e dalle stesse cime veggonsi al porto i naviganti affrettare. V'ha di più cosa, che forse parrà strano a taluno, ed è, che sovrastando la vetta sereno il cielo, alquanto più dabbasso a pari tempo si vegga per foltissime nebbie oscurare, e lampeggiare, e tonare terribilmente, e in grandini, e in piogge dirompere sovresso il lago con impetuoso scroscio e fragore, non senza gran danno de' naviganti. Le quali tutte cose, tanto belle, dilettevoli e ammirande, fanno sì che dello stupore alcuni in certa guisa ne vadano sbalorditi. Il perché si come l'occho de'risguardanti sazio nel rimirar non si trova; così ne anche v'ha la lingua, che vaglia a tutte dirle e rappresentarle. 


Cotanta è poi nello stesso monte la varietà dei luoghi ed delle cose, che troppo lungo sarebbe tutte con ordine ricordarle. Imperciocché vi sono valli non picciole in esso di vivo masso, erte, e inchinate, e scheggiose, e forte sparute; così viceversa praterie di pascoli assai pingui e ampie, smaltate di varia spezie d'erbe e di fiori, e alcune di loro piane e ombrose, e altre inchinate e apriche. Quivi pure scaturiscono spesse e chiare sorgenti di limpidissime acque, non solo né bassi luoghi del monte, ma di mezzo e al sommo de' suoi gioghi, delle quali tanta né la copia, che ben ne hanno a dissetarsi numerose gregge e armenti. 



A queste fonti non solo i montanari e i pastori, ma sogliono usare di ristorarsi i botanici, che di costà vengono affaticati in cerca di piante, disponendo in sull'erba i loro cibi e bevande. E per non dilungarmi lascio da parte le frondose e folte selve di faggi, di querce e d'elci, e alcune di soli castagni, et altre in cui vengono i silvestri pini, i larici e gli altissimi abeti. Del resto che dirò del variare dell'aria e del cielo! Cose mirabili certamente! conciossiaché quelli che tutta cotesta montagna van discorrendo, provan dell'aere, anche a brevi intervalli, grande variazione; per modo che sembra a parecchi di aver cambiato clima, non che paese, e ciò perché questa parte è volta al levar del sole, quella al cadere; alcuna dal sole è abbruciata, e altra a perpeta ombra soggiace. Qua il sito è freddo in tutta la state per neve e per gielo; là poi per calore divampa. A certe altre parti quasi per tutto l'anno v'ha una temperatura da primavera; per la quale la diversità di luoghi e di siti la cotanto diversa copia di piante in questo terreno germoglia, che non più in nessun altro d'Italia. Le radici di cotesto ammirabile monte sono distanti da Verona da venti miglia, e cinque o sei dalle falde alla cima.»

Francesco Calzolari

Il viaggio di Monte Baldo della magnifica città di Verona nella quale si descrive con meraviglioso ordine il sito di detto monte et d'alcune parti ad esso contigue, et eziandio si narra d'alcune segnalate Piante et Herbe che ivi nascono et che nell'uso della medicina più di tutte l'altre conferiscono (1566)




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