Cari Berlinesi,
signore e signori!
Fin dall’inizio desideravo sinceramente, durante
questa visita pastorale in Germania, venire qui a Berlino. Naturalmente, in
primo luogo, volevo incontrare i fedeli di questa Arcidiocesi, che, come tutti i
Berlinesi, hanno dovuto sopportare la dolorosa divisione della loro città per
decenni e ciononostante non si sono fatti fuorviare e, con profondo senso di
solidarietà e di affetto, hanno sperimentato che la forza della violenza e della
coercizione, dei muri e dei fili spinati, non ha potuto lacerare i cuori degli
uomini.
In nessun altro luogo come
in questo, durante la violenta divisione del vostro Paese, il desiderio di unità
si è collegato così tanto a una opera di edificazione. La Porta di Brandeburgo è
stata occupata da due dittature tedesche. Ai dittatori nazionalsocialisti
serviva da imponente scenario per le parate e le fiaccolate ed è stata murata
dai tiranni comunisti. Poiché avevano paura della libertà, gli ideologi
trasformarono una porta in un muro. Proprio in questo punto di Berlino,
simultaneamente punto di congiunzione d’Europa e punto di divisione innaturale
tra Est e Ovest, proprio in questo punto si è manifestato a tutto il mondo il
volto spietato del comunismo, al quale risultano sospetti i desideri umani di
libertà e di pace. Esso teme però soprattutto la libertà dello spirito, che
dittatori bruni e rossi volevano murare.
Gli uomini erano divisi tra loro da muri e confini
micidiali. E in questa situazione la Porta di Brandeburgo, nel novembre del
1989, è stata testimone del fatto che gli uomini si sono liberati dal giogo
dell’oppressione spezzandolo. La Porta chiusa di Brandeburgo era lì come simbolo
della divisione; quando infine fu aperta, divenne simbolo dell’unità e segno del
fatto che era stata finalmente realizzata l’aspirazione della Legge fondamentale
al raggiungimento dell’unità e della libertà della Germania nella libera
autodeterminazione. E così si può dire a ragione: la Porta di Brandeburgo è
diventata la Porta della libertà.
In questo luogo così
permeato di Storia mi sento spinto a rivolgere un urgente appello per la libertà
a tutti voi qui presenti, al popolo tedesco, all’Europa, anch’essa chiamata
all’unità nella libertà, a tutti gli uomini di buona volontà. Possa questo
appello raggiungere anche quei popoli ai quali fino ad oggi è stato negato il
diritto all’autodeterminazione, ai non pochi popoli - sono di fatto molti - ai
quali non sono garantite le libertà fondamentali della persona: la libertà di
fede, di coscienza e la libertà politica.
L’uomo è chiamato alla libertà.
Libertà non significa
diritto all’arbitrio. La libertà non è un "lasciapassare"! Chi trasforma la
libertà in un lasciapassare le ha già inferto un colpo mortale. L’uomo libero è
tenuto alla verità, altrimenti la sua libertà non è più concreta di un bel
sogno, che si dissolve al risveglio. L’uomo non deve la propria esistenza a se
stesso, ma è una creatura di Dio; non è padrone della propria vita e di quella
altrui; se vuole essere uomo nella verità, deve udire e ascoltare. La sua libera
creatività si sviluppa in modo efficace e duraturo solo se si basa come su
incrollabile fondamento sulla verità, che è stata data all’uomo. Allora l’uomo
potrà realizzarsi, anzi potrà superare se stesso. Non c’è libertà senza
verità.
L’uomo è chiamato alla libertà.
L’idea della libertà può
essere trasformata in realtà di vita laddove gli uomini insieme ne sono convinti
e pervasi, nella consapevolezza dell’unicità e della dignità dell’uomo e della
sua responsabilità al cospetto di Dio e dell’umanità. Solo dove insieme ci si fa
garanti della libertà e si combatte per essa in solidarietà, essa viene
acquisita e rimane inalterata. La libertà del singolo non va separata dalla
libertà degli altri, di tutti gli altri uomini. Laddove gli uomini restringono
lo sguardo al proprio campo vitale e non sono più disposti a impegnarsi per gli
altri anche senza vantaggi personali, lì la libertà è in pericolo. La libertà
vissuta, invece, nella solidarietà produce un impegno per la giustizia
nell’ambito politico e sociale e fa volgere lo sguardo verso di essa. Non c’è
libertà senza solidarietà.
L’uomo è chiamato alla libertà.
La libertà è un bene molto
prezioso, che ha un alto prezzo. Richiede nobiltà d’animo e questa implica
spirito di sacrificio; richiede vigilanza e coraggio contro le forze che la
minacciano, dall’interno e dall’esterno. Animati dallo spirito di sacrificio,
molti uomini nella vita di tutti i giorni sono pronti con naturalezza alla
rinuncia, nella famiglia o fra gli amici. Si sacrificano per la libertà coloro
che per la sua difesa dalle minacce interne o esterne accettano svantaggi, che
quindi vengono risparmiati agli altri, fino a rischiare la propria vita. Nessuno
può esimersi dalla sua responsabilità personale verso la libertà. Non c’è
libertà senza sacrificio.
L’uomo è chiamato alla libertà.
Berlino è una città
profondamente vitale e sotto molteplici aspetti creativa. Nella sua ben visibile
internazionalità si incontrano molteplici tradizioni e forme di vita. Berlino è
una apprezzata città di cultura e d’arte, di cinema e di musei, un luogo di
scambio e di trasmissione culturale. Ritengo molto importante la forza
espressiva di queste forme della cultura umana, essendo essa la capacità di
portare avanti e di concretizzare con le nostre forze la creazione divina.
Esorto perciò tutti gli artisti e gli scienziati a usare i loro talenti per
edificare una vasta "civiltà dell’amore", come io, sull’esempio del mio
predecessore Paolo VI, l’ho chiamata talvolta, una civiltà "fondata sui valori
universali della pace, della solidarietà, della giustizia e della libertà. E
l’"anima" della civiltà dell’amore è la cultura della libertà: la libertà degli
individui e delle nazioni, vissuta in una solidarietà e responsabilità oblative"
(Discorso
all’Assemblea Generale dell’ONU, n. 18, 5.10.1995).
Quando si è fatta
l’esperienza dell’amore, si è fatta anche l’esperienza della libertà. Nell’amore
l’uomo supera se stesso, abbandona se stesso, perché il suo interesse è per
l’altro, perché vuole che la vita dell’altro si realizzi. Crollano così le
barriere dell’egocentrismo e si prova la gioia dell’impegno comune volto a fini
superiori. Rispettate l’inviolabile dignità di ogni singolo uomo, dal primo
istante della sua esistenza terrena fino all’ultimo respiro! Ricordatevi sempre
del riconoscimento che la vostra Legge fondamentale antepone a tutte le altre
dichiarazioni: la dignità dell’uomo è inviolabile! Liberatevi per una libertà
nella responsabilità! Aprite le porte a Dio!
La nuova casa Europa, della
quale parliamo, ha bisogno di una Berlino libera e di una Germania libera. Ha
soprattutto bisogno di aria per respirare, di finestre aperte, attraverso le
quali lo spirito della pace e della libertà possa entrare. L’Europa ha quindi
bisogno, non da ultimo, di uomini convinti che aprano le porte, di uomini che
tutelino la libertà mediante la solidarietà e la responsabilità. Non solo la
Germania, ma anche tutta l’Europa ha bisogno per questo del contributo
indispensabile dei cristiani.
Esorto tutti i Berlinesi e
tutti i tedeschi, ai quali sono grato per la pacifica rivoluzione dello spirito
che ha portato all’apertura della Porta di Brandeburgo: non spegnete lo Spirito!
Tenete aperta questa porta, per voi e per tutti gli uomini! Tenetela aperta con
lo spirito dell’amore, della giustizia e della pace! Tenete aperta la porta con
l’apertura dei vostri cuori! Non c’è libertà senza amore.
L’uomo è chiamato alla
libertà. Annuncio a tutti voi che mi ascoltate: la pienezza e la compiutezza
di questa libertà ha un nome: Gesù Cristo.
È colui che ha detto di sé:
io sono la porta. In lui l’uomo ha accesso alla pienezza della libertà e della
vita. È colui che rende l’uomo veramente libero, poiché dissipa le tenebre dal
cuore degli uomini e rivela la verità. Compie il suo cammino come nostro
fratello e realizza la sua solidarietà con noi donando la sua vita per noi. In
tal modo ci libera dal peccato e dalla morte. Fa sì che riconosciamo nel
prossimo il suo volto, il volto del vero fratello. Ci mostra il volto del Padre
e diventa per tutti il vincolo dell’amore.
Cristo è il nostro
Salvatore, è la nostra libertà.

Nessun commento:
Posta un commento