E' in corso di svolgimento a Smerillo (Fermo) il IV Festival dal titolo "Le parole della montagna".
Il tema di questa edizione è "Il Varco", inteso come luogo del passaggio,
della trasformazione, soglia che conduce ad una variazione e che
richiede partecipazione e consapevolezza affinché il cambiamento
avvenga.
Il programma integrale dell'iniziativa è consultabile sul sito ufficiale www.leparoledellamontagna.it
Il Festival vuole dare voce della
montagna, quella che parla non solamente di naturismo, di imprese
eroiche e di conquista di vette impervie, ma parla un linguaggio
simbolico ricco di significati trascendenti.
Nella tradizione di tutte le culture,
infatti, la montagna si è presentata quale dimora allegorica di nature
divine ed eroi, ambientazione di miti, luogo di unione tra il cielo e la
terra. E’ sul monte che Dio si abbassa a parlare agli uomini; è sul
Monte Sinai che Dio consegna le tavole della sua legge; è un monte, il
Golgota, il luogo del supremo sacrificio dell’Uomo-Dio, e non è un caso.
La stessa forma geometrica della
montagna, questo triangolo proteso verso l’alto, è stata interpretata
simbolicamente, fin dalle culture più antiche, quale luogo di incontro
fra l’umano ed il divino.
La sua maestosità, poi, la visuale così
ampia, la sua inaccessibilità e l’altezza producono sensazioni ed
emozioni, che non si limitano alla percezione meramente fisica, ma
scuotono l’anima facendosi occasione di meditazioni interiori.
L’ascensione alla vetta si riempie così
di un nuovo significato che va ben oltre il concetto di conquista,
intesa come appropriazione, impossessamento.
La salita alla vetta quale mera prova di
forza, affermazione delle proprie capacità, è un’esperienza che appare
destinata ad esaurirsi nel breve termine, poiché quando tutte le vette
saranno conquistate, si correrà il rischio, per poter vivere nuove
emozioni, di dover sfidare le pericolosità, dare prove di eroismo, in
una sorta di paradigma superomistico, quasi nel desiderio di abbassare le montagne e non più di ascenderle.
L’esperienza di montagna, invece,
simbolicamente intesa quale scalata della propria Montagna Sacra, verso
l’incontro con sé stessi ed il trascendente, è un cammino inesauribile.
Un cammino che richiede – sempre usando
la simbologia della montagna – di scendere anche nella grotta, quel
triangolo capovolto che è il completamento della montagna, poiché ne è
l’opposto, in una sorta di salita e discesa, un cerchio eterno della
ruota della vita, come dicono i monaci tibetani.
Scendere nella grotta e poi ascendere verso la cima richiede uno svuotamento interiore, una Kenosis,
una filosofia della rinuncia, quell’alpinismo della rinuncia di cui
parla Reinhold Messner, intendendo una rinuncia non solo strumentale, ma
soprattutto essenziale e spirituale.
Attraverso questo percorso simbolico ed
anagogico, si potrà ascoltare veramente quel silenzio profondo della
montagna che parla più di tante parole.
fonte: www.leparoledellamontagna.it
fonte: www.leparoledellamontagna.it

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