Nel giorno della festa dei Santi Cirillo e Metodio, pubblichiamo un estratto dell'enciclica Slavorum Apostoli (25-27) dedicata ai fratelli evangelizzatori dell'Europa dell'Est.
Giustamente, dunque, i santi Cirillo e Metodio furono presto
riconosciuti dalla famiglia dei popoli Slavi come padri tanto del loro
cristianesimo, quanto della loro cultura. In molti dei territori già
nominati, benché ci fossero stati diversi missionari, la maggioranza
della popolazione slava conservava, ancora nel secolo IX, consuetudini e
credenze pagane. Solamente sul terreno coltivato dai nostri Santi, o
almeno da loro preparato per la coltivazione, il cristianesimo entrò in
modo definitivo nella storia degli Slavi durante il secolo successivo.
La
loro opera costituisce un contributo eminente per il formarsi delle
comuni radici cristiane dell'Europa, quelle radici che per la loro
solidità e vitalità configurano uno dei più solidi punti di riferimento,
da cui non può prescindere ogni serio tentativo di ricomporre in modo
nuovo ed attuale l'unità del continente.
Dopo undici secoli di
cristianesimo tra gli Slavi, vediamo chiaro che il retaggio dei Fratelli
di Salonicco è e resta per loro più profondo e più forte di qualunque
divisione. Entrambe le tradizioni cristiane- l'orientale che deriva da
Costantinopoli e l'occidentale che deriva da Roma - sono sorte nel seno
dell'unica Chiesa, anche se sulla trama di diverse culture e di un
diverso approccio verso gli stessi problemi. Una tale diversità, quando
ne sia ben compresa l'origine e siano ben considerati il suo valore e il
suo significato, può soltanto arricchire sia la cultura dell'Europa,
sia la sua tradizione religiosa, e diventare, altresì, una base adeguata
per il suo auspicato rinnovamento spirituale.
Fin dal IX
secolo, quando nell'Europa cristiana si stava delineando un nuovo
assetto, i santi Cirillo e Metodio ci propongono un messaggio che si
rivela attualissimo per la nostra epoca, la quale, proprio in ragione
dei tanti e complessi problemi di ordine religioso e culturale, civile e
internazionale, cerca una vitale unità nella reale comunione di varie
componenti. Dei due evangelizzatori si può dire che caratteristico fu il
loro amore alla comunione della Chiesa universale sia in Oriente che in
Occidente e, in essa, alla Chiesa particolare che stava nascendo nelle
nazioni slave. Da essi anche per i cristiani e gli uomini del nostro
tempo deriva l'invito a costruire insieme la comunione.
Ma è sul terreno specifico dell'attività missionaria che vale ancor più
l'esempio di Cirillo e Metodio. Tale attività, infatti, è compito
essenziale della Chiesa, ed è oggi urgente nella forma già accennata
dell'«inculturazione». I due Fratelli non solo svolsero la loro missione
nel pieno rispetto della cultura già esistente presso i popoli slavi.
ma insieme con la religione eminentemente e incessantemente la
promossero ed accrebbero. Analogamente, oggi le Chiese di antica data
possono e debbono aiutare le Chiese ed i popoli giovani a maturare nella
propria identità ed a progredire in essa.
Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte
spirituale tra la tradizione orientale e la tradizione occidentale, che
confluiscono entrambe nell'unica grande Tradizione
della Chiesa universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i
patroni nello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d'Oriente e
d'Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l'unità
visibile nella comunione perfetta e totale, «l'unità che - come dissi in
occasione della mia visita a Bari non è assorbimento e neppure fusione».
L'unità è l'incontro nella verità e nell'amore, che ci sono donati
dallo Spirito. Cirillo e Metodio, nella loro personalità e nella loro
opera, sono figure che risvegliano in tutti i cristiani una grande
«nostalgia per l'unione» e per l'unità tra le due Chiese sorelle
dell'Oriente e dell'Occidente.
Per la piena cattolicità, ogni Nazione, ogni cultura ha un proprio
ruolo da svolgere nell'universale piano di salvezza. Ogni tradizione
particolare, ogni Chiesa locale deve rimanere aperta ed attenta alle
altre Chiese e tradizioni e, nel contempo, alla comunione universale e
cattolica; se rimanesse chiusa in sé, correrebbe il pericolo di
impoverirsi anch'essa.
Attuando il proprio carisma, Cirillo e
Metodio recarono un contributo decisivo alla costruzione dell'Europa non
solo nella comunione religiosa cristiana, ma anche ai fini della sua
unione civile e culturale. Nemmeno oggi esiste un'altra via per superare
le tensioni e riparare le rotture e gli antagonismi sia nell'Europa che
nel mondo, i quali minacciano di provocare una spaventosa distruzione
di vite e di valori. Essere cristiani nel nostro tempo significa essere
artefici di comunione nella Chiesa e nella società. A questo fine
valgono l'animo aperto ai fratelli, la mutua comprensione, la prontezza
nella cooperazione mediante lo scambio generoso dei beni culturali e
spirituali.
Giovanni Paolo II


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