martedì 15 febbraio 2011

Le giornate rubate

Il cardinale Stanislaw Dziwisz ha gli occhi che brillano, un po' di gioia, un po' di commozione: «Vorrei farle una confidenza: all'inizio, il Papa non sapeva nulla dell'Adamello, del suo valore storico e simbolico. Seppe tutto dopo. Venne qui perché non voleva deludere i giovani. L'iniziativa era loro, dei giovani, che desideravano tantissimo il Papa e sapevano che difficilmente avrebbe resistito alla prospettiva di una "gita" sulle montagne che tanto amava».
Quando papa Wojtyla saliva in montagna, cambiava. Il volto diventava più luminoso, il corpo stesso sembrava attraversato da una maggiore energia… Sono solo nostre fantasie? Che cosa accadeva al Papa quando saliva sui monti?

«Non che fosse facile per lui poterci salire… Ma glielo concedevano. Pensavano: questo Papa lavora così tanto, che deve pur avere qualche giorno di riposo. Il fatto è che Giovanni Paolo II nella natura ritrovava il Creatore. I monti, i laghi… erano tutte occasioni per poter stare con Dio. Ricordo bene ad esempio le giornate nel Cadore e in Val d'Aosta, o sulle nevi dell'Appennino: camminava, sciava, ma sempre qualche passo discosto da noi. Desiderava isolarsi per stare da solo con Lui. Ed anche, credo, per tenersi lontano, per pochissimo, dai problemi di ogni giorno».

Per lui la montagna e la natura avevano un valore soltanto metaforico? Oppure, come a noi sembra, sapeva godere dell'aria pura, dei suoni, dei profumi, della vista di panorami di per sé belli?

«Le cose belle della natura gli consentivano di vedere tutto il resto in modo più limpido e profondo. Gli permettevano di risalire alle sorgenti della vita stessa, ai significati ultimi. Però è vero, era capace di gioire per le cose più semplici. Durante le escursioni, e le giornate in montagna "rubate" alla "routine" vaticana, gli capitava di fermarsi a mangiare e bere qualcosa con i ragazzi della Vigilanza, e poi di cantare insieme. Gli piaceva tantissimo cantare i canti tipici, sia polacchi sia italiani. Era un Papa che accorciava sempre la distanza tra sé e gli altri. Che cercava il contatto».

Umberto Folena (Avvenire 7 luglio 2007)

Nessun commento:

Posta un commento