sabato 19 novembre 2016

Torneremo a primavera



USSITA  Il sindaco, alla fine, li ha mandati tutti sull'Adriatico. A Ussita, l'epicentro della scossa più forte, la 5,9, il piazzale si era alzato a ondate "come fosse un mare di catrame". Mercoledì scorso. Con il sisma di Norcia di domenica mattina - il devastante 6,5 - si è messa la parola "fine" anche qui. Sono crollate altre pietre da Santa Maria dell'Assunta, chiesa romanica, si è venata ancor più la caserma dei carabinieri e così il comprensorio a fianco, tirato su da un costruttore locale che ha pubblicizzato le sue costruzioni con questo cartello: "Villini antisismici". Già. La Protezione civile ha insistito molto con Carlo Rinaldi, primo cittadino, gentiluomo affranto: "Ogni borgo di Ussita deve essere zona rossa, inaccessibile".

E così, basta a ogni discussione su dove andranno a scuola i venti bambini e ragazzini del paese, via tutti dai due campeggi poco sopra il Palaghiaccio, che pure avevano casette in legno e roulotte che alle scosse resistono. "Ho chiesto ai miei concittadini di scendere per qualche giorno a Porto Recanati. C'è chi, arrivato al campeggio, mi ha scritto: "Grazie, è la prima sera da settanta giorni che dormiamo senza ballare". Li sto raggiungendo". Sono 250 gli sfollati di Ussita, ora in fila per la cena, quasi tutti alloggiati in appartamenti in legno. I vicini del borgo sono vicini di bungalow. Il parco giochi è diventata la piazza. Si sono arresi anche i più duri, gli allevatori di mucche e cavalli, di pecore ussitane, razza protetta. Tutti a Porto Recanati. In paese sono rimaste dieci persone, necessarie per qualsiasi emergenza: due sono funzionari del Comune che hanno dato la reperibilità nelle loro automobili. E poi ci sono i soliti settanta tra vigili del fuoco, volontari di protezione civile, forze armate.

Al 30 giugno scorso i residenti di Ussita, ex guaita di Visso, erano 446. Prima di ogni terremoto, quindi. Duecento sono andati via da soli, altri duecentocinquanta sono stati allontanati dalla Protezione civile. I vigili del fuoco hanno comunicato che il 95 per cento delle case è lesionato, almeno la metà è da abbattere. Il sisma ha distrutto il cimitero di Castel Fantellino, tutte le dodici chiese del territorio hanno subito danni, in particolare quelle di Casali e Vallestretta. E così il Santuario della Madonna di Macereto, sull'altopiano, ancora Comune di Visso.



Con il triplo terremoto tra il 24 agosto e il 30 ottobre a Ussita e le sue undici frazioni le attività economiche si sono congelate, a partire da quella più importante, il turismo. Uno dei dodici paesi è Frontignano, la montagna dei marchigiani, all'interno del Parco nazionale dei Monti sibillini. Sci d'inverno, nordic walking e mountain bike d'estate. Non c'è neve sul Monte Bove, ma non servirebbe: tutto è fermo, la seggiovia quadriposto del Belvedere, la biposto di Monte Prata. Sull'intero territorio ci sono 2.500 seconde case e, si è capito, sono impraticabili così come sono fuori uso alberghi (il Crystal), bed and breakfast, residence.

Le vasche per le trote, ventinove, al confine con Visso, non hanno avuto danni. Si è fermata, invece, la produzione dell'acqua minerale Roana, nella frazione di Capovallazza. Il titolare ha fatto fare le analisi chimiche e dice che le acque non presentano tracce di inquinamento e presto riaprirà lo stabilimento. Con l'allontanamento degli allevatori, la chiusura delle fattorie sociali e delle botteghe si è fermata anche la produzione di formaggi e salumi, la raccolta di tartufi, cereali, legumi.

Il sindaco Rinaldi lo ha compreso: la gente di Ussita inizierà a tornare qui la prossima primavera. Si stanno identificando le aree dove sistemare i container e riportare tra i moduli tutto quello che c'era prima: il municipio che ospitava la società elettrica, la scuola dell'infanzia,la caserma, la posta, la farmacia, il Bar Fabbrì e il Mare e Monti, la macelleria Fratelli Alesi, l'agenzia immobiliare, la casa di riposo Sant'Antonio, la stazione del Corpo forestale e la struttura chiamata teatro che era anche cinema, sala riunioni e pure ambulatorio.

fonte: La Repubblica

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