mercoledì 22 giugno 2011

Quota 2000!



Cari amici,

consentiteci, per una volta, di parlare, sottovoce, del nostro piccolo blog.
Senza pretese abbiamo iniziato le pubblicazioni alla fine di gennaio 2011 e, dopo appena 5 mesi di attività, è stata raggiunta e superata - proprio questa settimana - quota 2000 accessi!
Il merito di questo traguardo non è nostro, quanto piuttosto dello straordinario interesse che suscita la figura di Karol Wojtyla.


Per una graditissima coincidenza, proprio nel giorno del conseguimento di quota 2000, abbiamo ricevuto una lettera del Vescovo della diocesi di Ventimiglia - San Remo, Mons. Alberto Maria Careggio.

Nel periodo ricompreso tra il 1989 e il 1995, l'allora Don Alberto Maria  è stato l'organizzatore delle vacanze estive in Valle d'Aosta di Giovanni Paolo II.
Di lui abbiamo parlato nel post del 12 febbraio 2011 ("La montagna come scuola di vita"), che Vi invitiamo caldamente a consultare.
Nel ringraziare Mons. Careggio per le parole di incoraggiamento e di stima, confermiamo l'impegno dello Sci Club a proseguire, con umiltà, il progetto di divulgazione dell'opera di Karol Wojtyla, con particolare riferimento al Suo rapporto con la montagna. 

Pubblichiamo, di seguito, l'intervista rilasciata da Mons. Careggio al quotidiano genovese Il Secolo XIX in data 30 aprile 2011, ovvero il giorno precedente il rito della beatificazione di Giovanni Paolo II.

Eccellenza, lei è stata la guida alpina di Karol Wojtyla, ma nel 1998 le toccò accompagnarlo alla scoperta di una diocesi di mare.
«Il Papa mantenne la promessa che mi aveva fatto tre anni prima in montagna, quando gli chiesi di soprassedere sulla mia nomina a vescovo. In quell’occasione, per sciogliere i miei dubbi ,mi esortò ad andare avanti e, si sa, al Papa non si può dire di no, soprattutto, quando ti promette: “Don Alberto,verrò a trovarti". Chiavari fu la mia prima diocesi: il primo amore che si non scorda mai, un ricordo bello perché legato a emozioni intense e a un nuovo impegno pastorale".

Entrò nella cattedrale di Chiavari il 24 settembre 1995, a 57 anni. Al suo fianco c’era Monsignor Stanislaw Dziwisz.
"Già in quell’occasione il Papa avrebbe voluto venire a Chiavari, ma alla fine mandò don Stanislao. Fu un modo per farmi sentire la sua vicinanza e dimostrare che stava già mantenendo la promessa».

Com’è nata la vostra amicizia?
«Dal 1989 al 1995 organizzai le sue vacanze estive in Valle d’Aosta. La montagna facilita le amicizie e la frequentazione in questo ambiente diventa legame affettivo».

È tornato su quei sentieri dopo la morte di Papa Wojtyla?
«Due anni fa, insieme a don Stanislao. Sentivamo che il Papa era con noi. Abbiamo provato sentimenti di mestizia e dolce rimpianto, gli stessi che albergano nel cuore del figlio che ha perso il padre».

E durante la visita del 1998, quando lo accolse sul campo sportivo dove atterrò l’elicottero?
«Furono due giornate indimenticabili: il coronamento di un desiderio reciproco».

Cosa le disse durante il viaggio in papamobile per le vie di Chiavari?
«Tra noi bastava uno sguardo per capirci: era felice di essere tra la gente. Il Papa era vicino alla gente, immediato senza per questo rinunciare a nulla della sua proposta cristiana».

Che uomo era?
«Molto libero. Con la croce della sua malattia ha fatto capire al mondo come affrontare la vita e la morte».

Cosa le ha lasciato?
«Un dono immenso nel cuore e, sul piano materiale, il suo rosario personale, la talare, lo zucchetto che conservo a San Remo in un piccolo mondo antico al quale tengo molto».

Un rapporto speciale il vostro. Lei lo ha ricordato in diverse trasmissioni tv e raccontato nel volume“Giovanni Paolo II - L’uomo delle alte vette” pubblicato dalla casa editrice Le Mani nel 2006. Come si è preparato alla giornata di domani?
«Ho desiderato questo momento fin dal giorno della morte del Santo Padre, il 2 aprile 2005. Parteciperò con commozione, gioia intensa e profonda».


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