mercoledì 2 novembre 2011

Una ammirabile assemblea




"In questo cimitero e negli altri cimiteri cristiani di ogni parte del mondo si costituisce una ammirabile assemblea, nella quale i vivi incontrano i propri defunti, e con loro rinsaldano i vincoli di una comunione che la morte non ha potuto interrompere.

Comunione reale, non illusoria. Garantita da Cristo che ha voluto vivere nella sua carne l’esperienza della nostra morte, per trionfare su di essa - a vantaggio di tutti noi - con il prodigioso avvenimento della resurrezione. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è resuscitato” (Lc 24, 5-6). 

L’annuncio degli Angeli, proclamato in quella mattina di Pasqua presso il sepolcro vuoto, è giunto attraverso i secoli fino a noi. Questo annuncio ci propone, anche in questa assemblea liturgica, il motivo essenziale della nostra speranza. In effetti, “se siamo morti con Cristo - ci ricorda san Paolo, alludendo a ciò che è avvenuto nel battesimo - crediamo che anche vivremo con lui” (Rm 6, 8).


Corroborati in questa certezza, eleviamo al cielo - anche tra le tombe di un cimitero - il canto gioioso dell’Alleluia, che è il canto della vittoria. I nostri defunti “vivono con Cristo”, dopo essere stati sepolti con lui nella morte (cf. Rm 6, 4). Per loro il tempo della prova è finito, cedendo il posto al tempo della ricompensa. Per questo - nonostante il velo di tristezza suscitato dalla nostalgia della loro presenza visibile - ci rallegriamo nel sapere che hanno già raggiunto la serenità della “patria”.


Tuttavia, dato che anche loro sono stati partecipi della fragilità propria di ogni essere umano, sentiamo il dovere - che è al tempo stesso una necessità del cuore - di offrire loro l’aiuto affettuoso della nostra orazione, affinché qualunque eventuale residuo di umana debolezza, che possa ancora ritardare il loro felice incontro con Dio, sia cancellato definitivamente". 

Giovanni Paolo II, cimitero di Madrid, 2 novembre 1982


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