mercoledì 28 marzo 2012

Per favore, che ora è ?



In occasione dell'odierna visita a Cuba di Papa Benedetto XVI, ricordiamo l'analogo viaggio che si svolse nel 1998 con protagonista Giovanni Paolo II.

"Per favore, che ora e'?" E' la frase insolita che Giovanni Paolo II rivolse a Fidel Castro, appena sceso dalla scaletta dell'aereo all'aeroporto dell'Avana nel gennaio del 1998 per quello che fu sicuramente uno dei viaggi piu' significati di Papa Wojtyla.
Le parole precise, in verita', non le senti' nessuno, ma il gesto fu evidente: il Papa guardo'il suo orologio, e poi rivolgendosi a Castro disse qualcosa; Fidel a sua volta guardo' il proprio e rispose.
Lo storico faccia a faccia tra i due sarebbe avvenuto il giorno dopo, il 22 gennaio, nel palazzo della Rivoluzione: immagini forti destinate a rimanere impresse a lungo nella memoria di molti anche perche' il Papa gia' allora mostrava i segni della malattia. Sembrava che non dovessero finire mai, quegli scalini nell'atrio del Palacio, che Wojtyla volle salire con tutta la pena dei suoi anni e con tutta l'ostinazione del suo spirito.
Di converso, sembrava che dall'alto, dove lo bloccava il protocollo, nel suo completo blu indossato per l'occasione, "El comandante" cercasse di sospingere il Papa con lo sguardo, di aiutarlo, nel timore che potesse inciampare proprio in quegl iultimi gradini di un cammino storico. "Ho temuto per lui",raccontera' in seguito Castro.

Al termine della scala, le mani di entrambi, tremanti per la stessa malattia, si congiunsero in una stretta che era simbolica, politica, ma che era anche un gesto di amicizia tra due uomini anziani che al tramonto del loro tempo trovarono la forza di incontrarsi. In quell'incontro ci furono, una premura, quasi una tenerezza reciproca, che erano commoventi: nel braccio che di tanto intanto Castro allungava per sorreggere il Papa nel cammino non privo di difficolta', attraverso i saloni esagerati ed enfatici del 'Palacio' del leader della rivoluzione, c'era un rispetto che andava ben oltre il protocollo.

Giovanni Paolo II e Fidel si scambiavano piccole frasi, arrancando lungo le corsie rosse, per spezzare l'imbarazzo della loro fatica. L'uno appoggiato al bastone, l'altro, Fidel, che era accanto, rallentando il passo delle sue gambe piu' lunghe, indicandosi, diceva, la sua gamba destra per dire all'ospite, all'amico, che anche a lui, qualche volta faceva male. E tra la parte protocollare dell'incontro fra il Papa e Castro e il colloquio a quattr'occhi seguito alla cerimonia,durato 45 minuti, i due leader si scambiarono anche qualche battuta. Fidel, rivolto all'ospite e accennando ai giornalisti presenti:''Santita', questi ci dovrebbero pagare. Ci sfruttano e non ci pagano''. E il Papa: ''Si', non pagano''.
Poco dopo l'allora segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano, diceva a Castro: ''Presidente, Lei lavora troppo''. Fidel, alludendo al Papa: ''Lo faccio con molto piacere, ma comunque e' lui che oggi a Santa Clara ha lavorato di piu' ''. Tra i due molto piu' loquace Fidel, dal cui volto traspariva un'evidente soddisfazione. Il Papa sbarco' all'Avana in quell'inizio del 1998, per una visita di cinque giorni, con il suo messaggio di speranza e il suo appoggio morale alla promozione dell'uomo, allo sviluppo della societa' e alla riconciliazione tra i cubani allo scopo,anche, di esigere il rispetto dei diritti umani e la possibilita' per la chiesa a Cuba di beneficiare di maggiori spazi per la sua attivita'. Tremila giornalisti accreditati da tutto il mondo, migliaia di turisti.
La sigla d'apertura della''fiesta grande'' viene suonata dagli altoparlanti dell'hotel Nacional a L'Avana dove era stata allestita la sala Stampa, in una mattina di sole: dapprima irriconoscibili, poi incredibili salgono le note dell'Ave Maria di Schubert. Sara' cosi' ogni mattina, per due settimane. Il momento piu' significativo fu la messa officiata dal pontefice sulla grande piazza della Rivoluzione alla presenza di una folla imponente e commossa. Nessuno poteva essere indifferente agli applausi che piu' volte interruppero l'omelia del Papa sulla liberta', la pace, la verita'. Wojtyla trovera' ancora in se' l'energia per indignarsi, gridare, scuotere i fogli del discorso. ''Il Papa abbraccia con il cuore e la sua parola di incoraggiamento tutti coloro che subiscono l'ingiustizia''. Fidel Castro era seduto in prima fila accanto a Gabriel Garcia Marquez.
'El Comandante' non aveva piu' assistito a una Messa da 53 anni.

fonte: Nicoletta Tamberlich per ansa.it

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