Domenica la Marcialonga fa quaranta, proprio alla vigilia dei
Mondiali di sci nordico della Val di Fiemme. Giubileo da celebrare a
maggior ragione alla grande e gli organizzatori hanno pensato bene di
farlo onorando la storia della più famosa granfondo d’Italia. Tornando
cioè alle origini e non solo gareggiando in tecnica classica, come
succede già nel 2003, bensì organizzando per la vigilia una kermesse a
metà tra la gara e la rievocazione storica, alla quale saranno ammessi
solo concorrenti attrezzati con sci ante 1976, attacchi da 75
millimetri, scarpe e bastoni adeguati ed abbigliamento d’epoca.
E così sabato, su un tratto di 11 chilometri tra Lago di Tesero e
Predazzo sfileranno alcune centinaia di arditi, capitanati da Franco
Nones, 72enne di Castello di Fiemme, padre nobile dello sci nordico
azzurro, campione olimpico nella 30 km di Grenoble 1968, primo italiano
in grado di battere russi e scandinavi ma “solo” secondo alla prima
edizione della Marcialonga, nel 1971, alle spalle del gardenese Ulrico
Kostner. Il loro era un altro sci di fondo, in valle nevicava molto di
più e i mezzi per approntare le piste erano quello che erano. “Sulla
pista della prima Marcialonga c’era un ghiaccio terribile - ricorda
Nones - in certi tratti per fare i “binari” fu necessario l’utilizzo del
piccone: se uscivi, in curva, rischiavi di finire nel fiume...”. Ma le
valli di Fiemme e Fassa avevano finalmente la loro granfondo: l’avevano
ideata l’anno prima, al ritorno dalla mitica Vasaloppet, in Svezia,
Mario Cristofolini, Giulio Giovannini, Roberto Moggio e Nele Zorzi.
Alle prime sei edizioni furono ammessi solo gli uomini e la leggenda
vuole che la figlia di Aldo Moro, Maria Fida, pur di prendervi parte
gareggiò con una barba posticcia. Il successo fu immediato, ma il boom
arrivò con l’affermazione della tecnica libera (o di pattinaggio), meno
impegnativa sotto il profilo della preparazione dei materiali, che segnò
anche l’”esplosione” del fondo nel nostro Paese. Negli anni Ottanta si
toccarono i seimila partecipanti, all’apice di un fenomeno che culminò,
nel 1991, con l’organizzazione in Val di Fiemme dei Mondiali di sci
nordico. Poi la flessione, complice la cancellazione di alcune edizioni
della gara a causa delle scarse (o assenti) precipitazioni nevose sul
fondovalle. Fino all’intuizione del 2003 - in concomitanza con la
seconda edizione dei Mondiali di sci nordico assegnati alla vallata
trentina - del ritorno alla tecnica classica, che raccolse inizialmente
lo scetticismo dei fondisti italiani ma registrò fin da subito il
gradimento di quelli scandinavi: intere famiglie use soggiornare anche
un’intera settimana in valle.
La Marcialonga è diventata così business: l’indotto, secondo uno
studio dell’Università di Trento, sarebbe pari a cinque milioni di euro.
Non a caso, nel 2012 alla granfondo di Fiemme e Fassa ha preso parte
anche il campionissimo norvegese Petter Northug jr.: non tanto per
vincere (infatti si piazzò solo decimo), quanto per mettere in mostra il
marchio dei suoi sponsor in mezzo a centinaia di connazionali e in
diretta tv nella madrepatria. Ma la Marcialonga rimane per migliaia di
“bisonti” la festa dello sport amatoriale e della fatica, il passaggio
nei paesi, l’ultimo festeggiato come il primo. E sabato, per qualche
ora, sembrerà di essere tornati ai tempi di Franco e Ulrico.
fonte: Maurizio Di Giangiacomo, La Stampa
Marcialonga, crociata di uomini che si ribellano all’agonia della
vita moderna. Vinta oggi da tutti i quasi 300 partecipanti della
Marcialonga Story, tra le valli di Fiemme e Fassa, che alla modernità
hanno risposto per le rime con attrezzature e abbigliamento d’epoca, e
un entusiasmo da vendere.
Così ha preso ufficialmente inizio stamattina il fine settimana della
Marcialonga di Fiemme e Fassa, la regina delle granfondo italiane, e lo
ha fatto con uno straordinario tuffo nel passato dello sci di fondo.
Parafrasando un vecchio filmato degli anni Settanta, lungo le due
valli di Fiemme e di Fassa si è vista una lunga fila di uomini e donne
spingere sulle racchette verso il traguardo, e sul volto di ognuno
c’erano dipinti l’emozione, l’entusiasmo e la gioia di essere di nuovo
in pista. Tutto era curato nel minimo dettaglio, da sci, racchette,
scarponi e indumenti – vagliati in partenza e tutti antecedenti il 1976 –
passando per i ristori con brodo e pollo, fino alla colonna sonora che
da Battisti a Mina, passando per Camaleonti e Adriano Celentano ha
accompagnato i concorrenti da Lago di Tesero a Predazzo. 11 km di gara
vinti alla fine dall’italo-russa Eugenja Bichugova e dal fassano Paolo
Pellegrin.
“Quando ho saputo che si sarebbe fatta questa manifestazione, ho
fatto tutto il possibile per esserci”, ha commentato a caldo la
Bichugova, prima assoluta sul traguardo “e rivivere tutto questo è stato
semplicemente straordinario.”
Il tifo del numeroso pubblico raccolto in zona partenza e arrivo, ma
anche lungo l’intero percorso – nonostante i -12 gradi registrati in
mattinata sui termometri trentini – ha sostenuto tutti i 300 fondisti e
anche quando la sfortuna si è messa in mezzo, con qualche caduta e
qualche sci o racchetta spezzati, l’esaltazione e il fervore di tutti
non si sono mai attenuati. “Ho fatto fatica perché l’allenamento non era
certo da gara”, ha detto Pellegrin, classe 1955 di Vigo di Fassa, “ma
indossare ancora una volta questi sci davvero è stato emozionante. Spero
vivamente ci sia una seconda volta il prossimo anno.” E al termine
della Marcialonga Story, tutti quanti hanno detto lo stesso e il team
Marcialonga del presidente Alfredo Weiss sta già vagliando seriamente e
concretamente questa possibilità.
Franco Nones, l’oro olimpico e mondiale di Grenoble ‘68, indossava il
numero 1 della Marcialonga Story, oltre all’intera divisa olimpica
(sciolina compresa), e per un buon tratto di gara è sembrato di
rivederlo nell’impresa francese di 45 anni fa. “Devo ammettere che gli
sci andavano come allora, e poter rivivere quel tempo è stato
fantastico.” Nones ha chiuso la sua gara con grande stile e ha lanciato
uno spassionato “monito” al…fondo moderno: “Ho curato la mia
attrezzatura personalmente, sciolina e tutto il resto, ed è quello che
ogni fondista dovrebbe sempre fare. La gara devi farla tu da cima a
fondo, anzi molto prima di essere in partenza.”
I concorrenti della Marcialonga Story provenivano da diverse province
italiane, ma anche da Norvegia, Russia, Germania o Svizzera, e tanti
saranno in pista di nuovo domani “senza sci e bastoncini d’epoca però” -
è stato il commento unanime - in mezzo ai 7500 iscritti della 40.a
Marcialonga di Fiemme e Fassa. Lo start di gara sarà alle 8.15 da Moena
in Val di Fassa, e tutto si concluderà a Cavalese in Val di Fiemme.
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