sabato 12 gennaio 2013

Presto Santo



«Giovanni Paolo II, che sarà santo molto presto, se non quest’anno certamente l’anno prossimo, appena quattro giorni dopo l’attentato di Alì Agca, nel suo primo Angelus dal Policlinico Gemelli, disse: “Perdono a quello che mi ha sparato”.

E poi andò in carcere per incontrarlo e dirglielo di persona, proprio come ha fatto prima di Natale Benedetto XVI con Paolo Gabriele». Il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione dei vescovi e in passato “braccio destro” di Papa Wojtyla come sostituto della Segreteria di Stato, accosta i due Pontefici rispondendo sul caso Vatileaks, a margine della presentazione dello spettacolo “Il Papa e il poeta” che sarà in scena domani all’Auditorium Conciliazione.

«È difficile dire come si sarebbe comportato Giovanni Paolo II davanti al tradimento di un suo stretto collaboratore e allo scandalo che ne è derivato, perché non si può andare avanti in un ragionamento con i se, ma certo – sottolinea il cardinale Re – in lui c’era molto il senso del perdono, della misericordia. Era esigente, aveva un grande senso di responsabilità e del dovere. Ma dominava su tutto anche il senso del perdono. Diceva spesso: “Dio ci vuole bene, fino al punto di perdonarci: è l’espressione più alta dell’amore”».

Sulla ormai imminente canonizzazione di Papa Wojtyla, che in Polonia è data quasi per certa nell’attuale Anno della Fede, cioè il 16 ottobre 2013, 35esimo anniversario dell’elezione al Pontificato, il cardinale bresciano è prudente: «Gli sono attribuiti diversi miracoli, non uno soltanto. E non mi risulta – confida – che sia stato ancora scelto quello da sottoporre alla Commissione Medica. Qualche mese fa ancora stavano studiandone 3 o 4 per valutare quale poteva meglio conformarsi ai criteri molto rigidi di giudizio di quest’organismo scientifico che, ad esempio, preferisce non pronunciarsi se una malattia è stata curata con terapie che in casi simili si sono dimostrate risolutive». «Dopo questo passaggio – spiega Re – ci sarà l’esame dei cardinali e vescovi e infine l’approvazione definitiva del Papa. I tempi saranno brevi: se non ce la faranno per il 2013, senz’altro Giovanni Paolo II sarà santo nel 2014».

Ai giornalisti, l’ex collaboratore di Wojtyla ha rivelato anche un episodio inedito riguardante la vocazione sacerdotale del primo Papa polacco della storia.

«Nella cava di pietra dove aveva trovato lavoro, un uomo gli disse che sarebbe stato un bravo prete. E lui, un bel po’ di tempo dopo l’elezione, ci confessò che fino a quel momento l’idea di farsi sacerdote non gli era ancora venuta in mente». (AGI)

fonte: Tempi, 9 gennaio 2013

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