"Promulgo la presente Costituzione apostolica, nella quale sono
contenute le norme a cui, quando si verifichi la vacanza della Sede
Romana, debbono rigorosamente attenersi i Cardinali che hanno il
diritto-dovere di eleggere il Successore di Pietro, Capo visibile di
tutta la Chiesa e Servo dei servi di Dio".
Così 17 anni fa scriveva papa
Giovanni Paolo II nella premessa della "Costituzione apostolica
'Universi Dominici Gregis' circa la vacanza della Sede Apostolica e l'
elezione del Romano Pontefice", promulgata il 22 febbraio 1996, tuttora
in vigore e che detta, dunque, le regole anche per il Conclave del dopo
Ratzinger. "Particolare attenzione - dice papa Wojtyla nell'introduzione
della parte normativa - ho voluto prestare alla antichissima
istituzione del Conclave: normativa e prassi, al riguardo, sono
consacrate e definite anche in solenni disposizioni di non pochi miei
Predecessori. Un'attenta disamina storica conferma non soltanto
l'opportunità contingente di tale istituto, a motivo delle circostanze
in cui è sorto ed è stato via via normativamente definito, ma altresì la
sua costante utilità per l'ordinato, sollecito e regolare svolgimento
delle operazioni dell'elezione medesima, particolarmente in momenti di
tensione e di turbamento".
"Proprio per questo - prosegue Giovanni Paolo II - pur consapevole
della valutazione di teologi e canonisti di ogni tempo, i quali
concordemente ritengono tale istituto non necessario per sua natura alla
valida elezione del Romano Pontefice, ne confermo con questa
Costituzione la permanenza nella sua struttura essenziale, apportandovi
tuttavia alcune modifiche, così da adeguarne la disciplina alle esigenze
odierne. In particolare, ho ritenuto opportuno disporre che, durante
tutto il tempo di durata della elezione, le abitazioni dei Cardinali
elettori e di quanti sono chiamati a collaborare al regolare svolgimento
della elezione stessa siano collocate in ambienti convenienti dello
Stato della Città del Vaticano.
Anche se piccolo, lo Stato è sufficiente
per assicurare entro la cinta delle sue mura, grazie anche agli
opportuni accorgimenti più sotto indicati, quell'isolamento e
conseguente raccoglimento che un atto così vitale per la Chiesa intera
esige negli elettori". Il documento del Papa così prosegue: "Al tempo
stesso, considerata la sacralità dell'atto e perciò la convenienza che
esso si svolga in una sede confacente, nella quale, da una parte, le
azioni liturgiche ben si compongano con le formalità giuridiche e,
dall'altra, agli elettori sia reso più facile preparare l'animo ad
accogliere le interiori mozioni dello Spirito Santo, dispongo che
l'elezione continui a svolgersi nella Cappella Sistina, ove tutto
concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui
cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato".
Giovanni Paolo II interviene poi sulla questione della segretezza del
Conclave: "Confermo, inoltre, con la mia autorità apostolica il dovere
del più rigoroso segreto riguardo a tutto ciò che concerne direttamente o
indirettamente le operazioni stesse dell'elezione; anche in questo,
tuttavia, ho voluto semplificare e ridurre all'essenziale le relative
norme, così da evitare perplessità e dubbi, e forse anche successivi
problemi di coscienza in chi ha preso parte all'elezione. "Infine -
aggiunge il Papa - ho ritenuto di dover rivedere la forma stessa
dell'elezione, tenendo anche qui conto delle attuali esigenze ecclesiali
e degli orientamenti della cultura moderna. Così mi è sembrato
opportuno non conservare l'elezione per acclamazione quasi 'ex
inspiratione', giudicandola ormai inadatta ad interpretare il pensiero
di un collegio elettivo così esteso per numero e tanto diversificato per
provenienza. Ugualmente è parso necessario lasciar cadere l'elezione
'per compromissum', non solo perché di difficile attuazione, come è
dimostrato dalla congerie quasi inestricabile di norme emanate in
proposito nel passato, ma anche perché di natura tale da comportare una
certa deresponsabilizzazione degli elettori i quali, in tale ipotesi,
non sarebbero chiamati ad esprimere personalmente il proprio voto".
"Dopo matura riflessione - scrive ancora Giovanni Paolo II - sono
giunto, quindi, nella determinazione di stabilire che l'unica forma in
cui gli elettori possono manifestare il loro voto per l'elezione del
Romano Pontefice sia quella dello scrutinio segreto, attuato secondo le
norme più sotto indicate. Tale forma, infatti, offre le maggiori
garanzie di chiarezza, linearità, semplicità, trasparenza e,
soprattutto, di effettiva e costruttiva partecipazione di tutti e
singoli i Padri Cardinali, chiamati a costituire l'assemblea elettiva
del Successore di Pietro".
fonte: ansa.it
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