giovedì 20 febbraio 2014

I diari di Karol




"Non lascio dietro di me alcuna proprietà di cui sia necessario disporre. Gli appunti personali siano bruciati. Chiedo che su questo vigili don Stanislao». Così si espresse il Grande polacco nel suo testamento, il 6 marzo 1979. Perché allora queste disposizioni sono state violate?
Perché i suoi appunti non bruciati come richiesto? Quelle note, gelosamente custodite per anni dal suo segretario personale, alla morte di Giovanni Paolo II furono trasferite alla diocesi di Cracovia. Dove don Stanislao Dziwisz, poi divenuto cardinale e successore di Karol Wojtyla alla guida pastorale della città, li ha appena fatti pubblicare presso la casa editrice Znak sotto il titolo: "Sono saldamente nelle mani di Dio. Appunti personali 1962-2003".

Non tutti, in Polonia, hanno preso bene questa operazione. Le polemiche anzi infuriano, perché le due agende segrete di Wojtyla sembrano essere trasformate in reliquie. L'editore polacco spiega che questo è un libro che dovrebbero leggere tutti. Ma non risponde alla domanda sulle copie tirate, o se il cardinale Dziwisz riceverà delle royalties sotto qualche forma. Assicura però che i ricavi andranno alla costruzione del Centro "Non abbiate paura" nei pressi di Cracovia.

Eccoli, comunque, i diari del Grande polacco, prima da semplice vescovo, e poi da Pontefice massimo. Un'agenda risale al 1962, l'altra al 1985. Dentro, ci sono le sue riflessioni su grandi temi - tuttora - al centro del dibattito nella Chiesa. Come la guida della Curia. O il celibato dei sacerdoti. Ma anche giudizi che mescolano la spiritualità del Pontefice alla curiosità dell'uomo, del Wojtyla artista e letterato.

E così appunti su grandi personaggi storici (Hitler, Bismarck), e scrittori di fama assoluta (Hemingway, Dostoevskij, Tolstoj, Manzoni, Sartre). Rimarranno però delusi tutti quelli che sperano che nelle Note personali di Giovanni Paolo II si trovino informazioni o retroscena. Nelle due agende Wojtyla tenne solo il suo diario personale.

LO STILE
Le note wojtiliane non sono caotiche. E un buon grafologo potrebbe svelare molto sulla personalità dell'uomo che il 27 aprile 2014 sarà proclamato santo. Eppure basta dare un'occhiata alle pagine delle agende per capire che abbiamo a che fare con un persona disciplinata, sistematica, molto attenta ai particolari, con una grande capacita di sintesi, e un rapporto intimo e rigoroso con il proprio diario.

UN PAPA-PASTORE
Adesso, con i grandi cambiamenti voluti da Papa Francesco, le parole di Wojtyla sul ruolo del sacerdote-pastore e sui poveri ci colpiscono per attualità. Leggiamo: «Pastore. Prima caratteristica - un vero pastore riceve il potere da Cristo. Seconda caratteristica - conoscenza del gregge e delle pecore: ciò spiega anche le strutture: la diocesi,le parrocchie, le comunità di base. Terza caratteristica: deve essere la vera guida (non può andare troppo in fretta o troppo lentamente) - sapendo che gli altri lo seguono. Quarta caratteristica: essere pronto a cercare la pecorella smarrita. Quinta caratteristica: essere disponibili».

IL GOVERNO DELLA CURIA
È un punto centrale. Ecco cosa ne scriveva: «Essere Curia del Papa nella Chiesa. "Presidenza dinamica nella carità" e "complesso antiromano". Conoscenza - e applicazione del Vaticano II. Nuova evangelizzazione. Ministero della santificazione. Si governa animando - si anima governando. Ministero di Pietro nella collegialità. Alcune priorità: 1. Applicazione del Vaticano II. 2. Apertura alla comunione, all'ecumenismo, altre religioni ecc.. 3. Riferimento alle chiese particolari. 4. Apertura al laicato. 5. Spirito di servizio, bontà, parole di Paolo VI».

IL CELIBATO DEI PRETI
Ci sono le sue convinzioni, ma anche i forti dubbi personali. «Purezza. Il corpo proviene da Dio. Cristo è la purezza stessa e la verginità stessa! Il celibato sacerdotale è un mistero soprannaturale (vedi le parole di Cristo: non tutti capiscono), e anche un dono di Dio. Questo dono si realizza in un uomo concreto, nonostante le sue debolezze. È quello che penso?».

L'AMORE PER GLI SCRITTORI
È curioso vedere a margine delle note del Papa nomi significativi della storia o della letteratura, come Dostojevski, Hemingway, Manzoni, Dante, Heidegger, Tolstoj, Sartre, Bonhoeffer, san Tommaso, Giovanni Bosco, Madre Teresa, Hitler, Bismarck. 
Frammenti di citazioni si intrecciano con riflessioni sulla fede e la Chiesa.
Accanto alla frase «La morte è un mistero. Cristo cambia il mistero della morte in testimonianza della morte, Evangelo», mette il nome di Tolstoj. E vicino a quella «La morte è un assurdo? La vita è solo un pellegrinaggio, dopo il quale ci aspetta l'incontro con Cristo nella perenne felicità. Allora: non è un assurdo ma Logica Divina / Piano Divino », scrive invece il nome di Sartre.

Hemingway spunta poi a margine di questa nota: «I Vangeli hanno riportato solo poche frasi di Maria. "Come è possibile se non conosco il Marito"... "la verginità come testimonianza di Dio". "Eccomi, sono la serva del Signore, si compia la Tua volontà"». Scrivendo questa riflessione su Maria, Wojtyla aveva forse in mente le difficoltà e la solitudine del protagonista de Il vecchio e il mare, popolarissimo in Polonia, e che il giovane Wojtyla sicuramente lesse e portò nel cuore.

Ma come interpretare il nome di Heidegger piazzato a margine della frase: «Il celibato sacerdotale è un mistero soprannaturale »? Scrivendo questa nota il futuro Papa, amante delle montagne polacche, aveva in ogni caso in mente il filosofo tedesco nella sua baita della Foresta Nera. E a cosa pensava annotando il nome di Hitler vicino alla frase: «Il peccato più grande - in quanto l'ideale più grande»? Alla superbia umana che sta alla base delle «strutture del peccato»?

"IL POVERO SALVA IL MONDO"
È uno dei concetti più intensi delle agende. «Il povero salva il mondo. Il povero trasforma il mondo. Cristo sceglie i poveri: Optio pro pauperibus. La povertà - non: rassegnazione, ma: scelta di amore».

GLI ULTIMI ANNI
Il carattere della scrittura, prima vigoroso, con il passare degli anni si affievolisce. Il 22 febbraio 1999 Giovanni Paolo II appone una nota: «Le conferenze sono molto ricche di contenuti. Difficile annotare tutto». Dal 2001 comincia avere difficoltà a centrare le righe dell'agenda.
L'ultima frase: «Giona, ossia la paura di annunciare l'amore di Dio», è già scritta con sforzo evidente il 15 marzo 2003. Un istante simbolico, quando la malattia piega le forze intellettuali del Papa, e il suo rigore di cronista di tutti i ritiri spirituali in Vaticano viene meno.

fonte: Marco Ansaldo e Agnieszka Zakrzewicz per "La Repubblica", 14 febbraio 2014


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