mercoledì 6 gennaio 2016

Datemi quel ragazzo che cresce aderente, come l'edera, alle vesti materne



"Povera adolescenza che cresce rattrappita, misera di corpo e di spirito, senza idee e senza coraggio, che non conosce altro passeggio che il corso, altri orizzonti che quelli del balcone, altri spettacoli di natura che quelli letti sui libri! Povera gioventù senza coscienza e senza dignità, che s'occupa di mode, di romanzi, di teatri e di gale e non s'è ancora perigliata sul ciglio d'un abisso, non ha peranco toccata la cima nevosa d'un monte!  .......  Felici coloro che sono chiamati a questa scuola robusta ed efficace! Datemi quel ragazzo che cresce aderente, come l'edera, alle vesti materne, privo di individualità e di iniziativa, pieno di codarde paure per diventare un più codardo libertino, datemi quel ragazzo, ch'io lo conduca per le Alpi nostre. Impari a vincere in quegli ostacoli di natura le future difficoltà della vita; impari a gioire al sole nascente contemplato da uno sperone di monte, al sole cadente che incendia i vasti ghiacciai, al chiarore di luna che scherza nella valle deserta. Colga il fiore che cresce al limite delle nevi perpetue ed esulti di tanto riso di cielo fra gli orrori del monte! Quel ragazzo tornerà fattosi uomo, e la sua coscienza morale non ne avrà scapitato".





"Ma io ti domando: Non sentiamo noi forse e potentemente, la natura? e anzi non ci pare di provarne più vivo il sentimento quando l’animo nostro è più puro e disposto al bene, quando cioè, secondo i veristi, siamo più che mai intestarditi nelle nostre bieche follie? Oh! Quante volte dalle ardue vette della Zeda e del Pizzo Marona ho mirato con indefinito piacere lo sterminato panorama che si distendeva ai miei piedi! Con quanto diletto ho passato le lunghe ore sui ghiacciai di Macugnaga, tra gli abeti e le cascate alpine! Eppure che vuoi? Erano quei panorami, quegli abeti, quelle candide vette che si imporporavano al sole nascente, era il raggio mite della luna che scherzava nella tacita notte riflesso dalla increspata superficie del lago, che risvegliavano in me, possente, il sentimento religioso, ideale, e l’odio e lo schifo a ogni bruttura. Se io fossi poeta, sarebbe allora il momento della mia ispirazione!

Le ascensioni di Contardo Ferrini, fatte da solo o in compagnia di qualche amico, spaziavano dai ghiacciai del Monte Rosa e dalla Punta Gnifetti  alle Alpi svizzere, dai Corni di Nibbio al Pedum, al Togano, al Tignolino, al Monte Leone, al Breithorn, al Pizzo d'Antigine, al Bottarello, all'Andolla, alla Weissmies, alla Jungfrau, a tante altre vette ancor oggi di importante rilevanza alpinistica. Tra i suoi compagni di escursioni  va citato Achille Ratti, poi Papa Pio XI, alpinista e protagonista della prima traversata del Rosa.

Alla guida di comitive, mansione per la quale era molto richiesto, poiché oltre ad essere esperto delle vie era anche preparato conoscitore dei luoghi sia sotto l'aspetto storico che naturalistico, lo si vedeva di frequente sulle nostre cime più vicine Marona e Zeda che raggiungeva pernottando al rifugio alpino del Pian Cavallone, edificato dalla sezione CAI Verbano negli anni 1882 - 1883.


fonti:

http://www.stelleincielofratellosolesorellaluna.blogspot.com

http://www.conilventonelpetto.it/


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