sabato 19 agosto 2017

Segnali di cambiamento

A distanza di quasi due anni, una nostra delegazione ha fatto ritorno in Val di Fassa, luogo di nascita dello Sci Club e sede di elezione per le attività sportive invernali.

L'occasione è stata propizia per valutare i segnali di cambiamento che hanno interessato la Valle nel corso del biennio: alcuni di forte preoccupazione (quali la progressiva agonia del ghiacciaio della Marmolada), altri di potenziale speranza (quali l'individuazione di nuove strategie di marketing territoriale nel solco della tradizione valligiana).



Marmolada
l'arretramento delle nevi


Passo Fedaia (m. 2057), punto di partenza per le escursioni sulla Marmolada


Agosto 2017: la situazione del ghiacciaio

L'Adige, 15 agosto 2017: la notizia del ritrovamento di baraccamenti austroungarici
A causa del ritiro del ghiacciaio, emergono frequentemente reperti della Prima Guerra Mondiale










Nuvole in precario equilibrio sulla punta del Piz Boè (m.3152)

Pozza di Fassa
 tradizione e innovazione nello sfruttamento delle acque termali 

Un nuovo centro benessere di 4300 mq, costruito nel rispetto dell'ambiente montano, accoglie i turisti in visita nella Valle di Fassa.
La nostra delegazione ha voluto saggiare i benefici della "forest bathing", senza sottovalutare le prelibatezze della gastronomia locale proposte nel corso di un affollato "aperiterme"




Momenti di relax durante l'Aperiterme



Le acque termali del “bagn da tof” di Alloch a Pozza di Fassa sono note fin dall’antichità e costituiscono l’unica sorgente solforosa del Trentino . La sorgente sgorga a quota m. 1320 s.l.m. dalle rocce sedimentarie del Bellerophon del gruppo dei Monzoni con portata costante, temperatura di 9,5 °C e composizione solfureo-solfato-calcico-magnesiaca-fluorata inalterata nel tempo.

Già alla fine del XV secolo (1493) il Principe Vescovo di Trento Odorico Trundsberg, in soggiorno montano a Cavalese, si curava con le acque minerali della sorgente “Alloch”.

La “casa del bagno di Fassa”, che apparteneva al principato vescovile di Bressanone a cui era stata data in regalia, verso la metà del XVI secolo venne affittata a Battista de Zulian e per lunghi anni fu frequentata ed utilizzata a scopi terapeutici. Nel corso del 1777 la struttura, per effetto dell’azione erosiva del torrente Avisio, subì la completa distruzione. Riconosciuti gli effetti terapeutici dell’acqua dagli illustri medici di allora, venne ricostruito lo stabilimento termale per essere intensamente frequentato fino agli anni ’30, quando un furioso incendio lo distrusse. All’inizio degli anni ’70 la famiglia Zulian, proprietaria del terreno, chiese alla Provincia autonoma di Trento la concessione mineraria ed iniziò i lavori di ricerca della falda acquifera, facendo eseguire le analisi chimico-fisiche e batteriologiche: i risultati evidenziarono le rilevanti proprietà dell’acqua.



Col Rodella: in compagnia delle marmotte



Panorama dal Rifugio Col Rodella (m. 2486)

Selfie ferragostano: alle spalle il Sassolungo






Utilizzo improprio della montagna...





Forcella del Sassolungo
 la commovente storia di Toni e Giuani Demetz







Era il 17 Agosto 1952 quando un fulmine si abbatté sul Sassolungo colpendo due turisti milanesi e la loro guida, il giovane Toni Demetz nativo di Santa Cristina e di appena 20 anni.
Il primo ad accorrere sul luogo dell'incidente fu la guida Giovanni Demetz (chiamato Giuani) e padre dello stesso Toni. Putroppo era già troppo tardi e Giovanni dovette dolorosamente prendere atto della morte del suo primogenito. Nonostante fosse comprensibilmente sconvolto per l'accaduto, si accorse che uno dei due turisti respirava ancora e pur nella disperazione riuscì a raccogliere le proprie forze e a portarlo in salvo a valle. Risalì una seconda volta sul luogo dell'incidente e appena allora poté, con l'ausilio del Soccorso Alpino dell'epoca, recuperare il corpo senza vita del figlio Toni e naturalmente anche quello dell'altro alpinista.


Questo tragico avvenimento creò un legame profondo e indissolubile, quasi uno struggente abbraccio, tra Giuani Demetz e il Sassolungo: questo vincolo non si affievolì mai, anzi, giorno dopo giorno, si rafforzava in lui la determinazione di costruire proprio sulla Forcella del Sassolungo a quota 2685 m un rifugio che potesse offrire ricovero e supporto agli alpinisti. Nel frattempo, esattamente nel Dicembre 1952, Giuani Demetz fu insignito dell'onorificenza del "Gran Ordine del Cardo" e in quell'occasione egli manifestò al Presidente della Repubblica Italiana il suo desiderio e, pochi mesi dopo, il Governo Italiano sensibile alle sue richieste gli concesse il permesso di costruire, in memoria di suo figlio, un piccolo rifugio su un pezzo di terreno sito in cima alla Forcella del Sassolungo.


Nell'autunno 1953 si diede inizio ai lavori e la costruzione fu inaugurata nel 1954: si dava così la possibilità ai rocciatori di pernottare nel rifugio che poteva contare di 6 posti letto.
Giuani e la sua famiglia trasportavano a spalle sui ripidi pendii che dal Passo Sella salivano su alla Forcella, tutto l'occorrente per gestire il rifugio. Appena nel 1960 fu costruito un impianto di risalita che facilitò notevolmente il trasporto dei viveri e delle attrezzature e ciò consentì di poter ampliare la costruzione  (27 posti letto) e di migliorarne la recettività. 

fonte: http://www.tonidemetz.it







Val di Dona: il faticoso ritorno


2 ore e 45 minuti di tremenda salita, in solitaria

Trattasi della seconda spedizione, dopo quella del 2014
https://sciclubwojtyla.blogspot.it/2014/08/val-di-fassa-ultimi-sentieri.html


Ortisei
segnali di guerra e pace

Ortisei: Il bacio tra Donald e Kim, sotto gli occhi di Sant'Antonio


Eccesso di santità !
(Ortisei, interno della bottega di uno scultore del legno)


Arabba
ultimi sentieri prima del rientro





La formazione al completo


La sezione femminile

Prato di crocus

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