domenica 22 aprile 2018

Earth Day 2018: la sorprendente Rasiglia, terra dell'acqua



In occasione della Giornata Mondiale della Terra, una nostra delegazione si è recata in missione a Rasiglia (frazione di Foligno di appena 70 residenti), per celebrare il valore straordinario dell'acqua. 


Nell’area della montagna folignate, lungo la strada statale 319 sellanese, a oltre 600 metri di altitudine, si trova Rasiglia, un luogo perso nel tempo.
La sua ragione d’essere è l’acqua. Dalla fragorosa sorgente di Capovena sembra scaturire tutto l’abitato che si dispiega, secondo la disposizione naturale, ad anfiteatro e sorge come borgo necessario alla rocca che, ancora forte del suo antico ruolo, sovrasta con l’alta mole le molte case, strette tra loro in una solidale vicinanza.




Numerosi documenti attestano della vita e della realtà di Rasiglia fin dal XII secolo. Sono atti di vendita, di acquisto, licenze per costruire, lasciti, donazioni, certificati di possesso o di tassazione su terreni che ancora oggi sono riscontrabili nella attuale toponomastica.



La sua posizione di frontiera verso il territorio sellanese e verso la diocesi di Spoleto, ha fatto sì che da parte dei Trinci, signori di Foligno tra il 1305 e il 1439, vi fosse costruita una delle strutture difensive per rendere sicuri e controllabili i propri confini. Ecco quindi il Castrum et Roccha Rasiliae, portato a termine da Corrado Trinci e citato dal notaio Ser Benedetto Rampeschi nel Liber Officiorum del 1421.



La Rocca di Rasiglia è una delle undici fatte costruire dai Trinci nel territorio folignate; era tenuta da uomini armati e da un castellano salariato. In origine occupava tutta la sommità del colle, con un andamento pressoché rettangolare. Restano visibili tratti delle mura di cinta e il rudere di una torre.



Un molino, una gualchiera, alcune case nel borgo erano di proprietà dei Trinci che, sfruttando la preziosa presenza dell’acqua, avevano dato vita a quelle attività che per secoli hanno poi garantito la vita di tutta la comunità. A Rasiglia, dovunque, ogni percorso è scandito dall’acqua.



Forte motivo di interesse è tuttavia l’insieme, lo svolgersi del tessuto edilizio in funzione delle attività di lavoro e della vita quotidiana, che hanno sedimentato un patrimonio di conoscenze, di abilità, di laboriosità percepibile in ogni angolo, in ogni pietra, in ogni spazio.




È il segno della vita vissuta, delle difficoltà quotidianamente affrontate, della ingegnosità messa in atto per superarle, della volontà creativa e intelligente che ha segnato ogni momento di lavoro e di progresso.

A poca distanza dal paese, proprio sul confine tra la diocesi di Foligno e quella di Spoleto, segnato dal fosso Terminara, sorge il Santuario della Madonna delle Grazie che, come risulta dai documenti, è stato fondato il 15 Agosto 1450.

La decisione di erigere l’edificio è legata allo straordinario ritrovamento in quel luogo di una statua in terracotta della Vergine con il Bambino. E’ un esempio interessante di santuario terapeutico e di frontiera, dove si accorreva soprattutto per richiedere grazie legate alle virtù curative dell’acqua.






I numerosissimi affreschi votivi presenti sulle pareti interne del santuario testimoniano la grande devozione tributata alla Madonna in questo luogo. I soggetti si ripetono e sono il segno evidente della fiduciosa speranza di poter allontanare o annullare, attraverso l’immagine, un evento negativo come una malattia individuale o una pestilenza.





Gli affreschi che si possono ammirare lungo le pareti del Santuario, sono stati realizzati da pittori dell’area folignate vicini a Nicolò di Liberatore detto l’Alunno. Negli studi più recenti sono stati identificati in Cristoforo di Jacopo (notizie 1448-1502, Foligno), Ugolino di Gisberto (notizie 1452-1502, Torre del Colle, Bevagna), Giovanni Battista di Domenico detto Rise (notizie 1463, Foligno).

fonte: http://www.rasigliaelesuesorgenti.com/






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