lunedì 4 febbraio 2019

Il vento, a corde, dagli Iblei, dai coni delle Madonie, strappa inni e lamenti


In attesa di indossare le tute da sci, un viaggio tra mandarini e cedri, cioccolata, atmosfere poliziesche e testimonianze del barocco siciliano







Scicli






Modica: Cattedrale di San Giorgio



"Di inarrivabile sapore, sicché a chi lo gusta sembra di essere arrivato all'Archetipo, all'assoluto, che il cioccolato altrove prodotto - sia pure il più celebrato - ne sia l'adulterazione, la corruzione" .
(Leonardo Sciascia)





“Il vento, a corde, dagli Iblei, dai coni / delle Madonie, strappa inni e lamenti / su timpani di grotte antiche come / l’agave e l’occhio del brigante” (S. Quasimodo, Il falso e il vero verde)

Punta Secca: una casa molto conosciuta...
"La libbicciata era stata tanto forte che il mare era arrivato fino a sotto la verandina della casa di Montalbano, mangiandosi tutta la spiaggia. Di conseguenza l'umore del commissario, che si sentiva in pace con se stesso e con l'universo creato solo quando poteva arrostirsi al sole, diventò nìvuro come l'inca"  (A. Camilleri, Un mese con Montalbano, Un diario del '43)

L'ufficio del Questore di Montelusa

Nel Commissariato di Vigata
"Quando Montalbano arrivò fresco di nomina al commissariato di Vigata, il suo collega, nel fargli le consegne, tra l'altro lo portò a conoscenza che il territorio di Vigata e dintorni era oggetto di contenzioso tra due "famiglie" mafiose, i Cuffaro e i Sinagra, le quali, volenterosamente, tentavano di mettere fine all'annosa disputa facendo ricorso non alle carte bollate ma a micidiali colpi di lupara" (A. Camilleri, Un mese con Montalbano, Par condicio)

Capo Passero: agli estremi confini della Sicilia
“La mia terra è sui fiumi stretta al mare / non altro luogo ha la voce così lenta” 
(S. Quasimodo, Le morte chitarre)

Isola delle Correnti

“Non ho cercato lontano il mio canto, e il suo paesaggio non è mitologico o parnassiano: là c’è l’Anapo e l’Imera e il Platani e il Ciane con i papiri e gli eucalyptus, la Pantalica con le sue tane tombali scavate quarantacinque secoli prima di Cristo, fitte come celle d’alveare, là Gela e Megara Ibla e Lentini: un amore … che non si può dire alla memoria di fuggire per sempre da quei luoghi” (S. Quasimodo)











"Là è una continua festa... Il tempo trascorre rapidissimo essendo mille i modi per poterlo occupare piacevolmente. Or si gioca, or si chiacchiera ed or si passeggia per la splendida terrazza" , Donnafugata, anno 1901

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