domenica 17 luglio 2022

14 tonnellate di ferro sul monte San Biagio

 


Arrivato a Maratea nel 1953 per avviare attività industriali con l’aiuto della Cassa del Mezzogiorno, il biellese conte Stefano Rivetti di Val Cervo concepì l’idea di sostituire la croce commemorativa con un grande monumento al Cristo Redentore, e palesò le sue intenzioni con una lettera indirizzata all’amministrazione comunale il 5 settembre 1961. Il consiglio comunale di Maratea ne approvò la costruzione, previo smantellamento e conservazione della Croce (avviato nel settembre 1963), che fu ricostruita in un altro sito.

Già dal 1957 Rivetti aveva affidato il progetto all'artista Bruno Innocenti, docente presso l'Istituto statale d'arte di Firenze. I primi bozzetti della statua risalgono al 1960. Nel 1964 venne affidato all'ing. Luigi Musumeci lo studio e il progetto strutturale e portante della struttura, il quale iniziò la costruzione dell'armatura in calcestruzzo e ferro, fissata alle fondamenta scavate nella roccia della montagna con l’utilizzo di oltre 14 tonnellate di ferro che divennero lo scheletro portante dell’opera. Nel settembre dello stesso anno iniziò la gettata del conglomerato di marmo e cemento che avrebbe composto il corpo della statua.


Tra fine del 1964 e i primi mesi del 1965, infine, avvenne la scalpellatura di tutta la superficie della scultura realizzata personalmente da Bruno Innocenti. La costruzione venne eseguita da una ditta friulana che si avvalse di manodopera locale proveniente dalla stessa Maratea e da Lauria\.

Una volta completata, non vi fu alcuna cerimonia per inaugurare la grande statua. Dopo le elezioni comunali del 1964, che videro contrapposte due liste, una molto vicina agli interessi di Rivetti e un’altra di stampo popolare di segno opposto, e la vittoria di quest’ultima, tra la comunità e la classe dirigente di Maratea e l’imprenditore piemontese si instaurò un clima di freddezza e ostilità, che comportarono tra l’altro la mancata cerimonia di inaugurazione del monumento. 



Il volto del Cristo Redentore è vistosamente differente dalla classica iconografia di Gesù. La testa della statua ha i capelli corti, e la barba è appena accennata. Le braccia sono spalancate in un gesto che richiama la preghiera del Padre nostro, con il braccio destro leggermente più in alto di quello sinistro. La tunica e il movimento del piede sinistro – lasciato visibile - posto in avanti, dona slancio e dolcezza alla statua rispetto alle prospettive dell’osservatore. Le braccia in alto e leggermente piegate, con un accenno di manto sulle spalle, fanno sì che in lontananza nulla venga lasciato trasparire circa la direzione del volto.

Innocenti fu attento a far sì che la figura della statua non costituisse un corpo estraneo nell’ambiente circostante, ma che anzi si amalgamasse il più possibile con il panorama. Anche il colore e le linee architettoniche non furono create in modo arbitrario, ma anzi richiamano elementi della natura marateota.

«Il candore della materia che la comporrà potrà richiamare alla mente le note di bianco su cui martella il mare nelle molteplici insenature dei golfi vicini, dove i bianchi ghiaioni contrastano fortemente con il colore incomparabile di questo mare e con il verde lussureggiante delle pendici digradanti. E le linee di forza della statua mi sono state evocate dalle possenti torri costiere qui disseminate come fari.»


fonte: wikipedia

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