domenica 21 ottobre 2012

1962-2012: la bussola del Concilio


Dei 50 anni del Concilio, aperto da Giovanni XXIII, portato a termine da Paolo VI, e ora al centro dell'Anno della Fede di Papa Benedetto XVI, il beato Wojtyla ne ha vissuti oltre la metà sulla cattedra di Pietro.
Basterebbe questo dato, da solo, a identificare nel Vaticano II il cuore di un pontificato che ha segnato a fondo il suo tempo fino ad accompagnare l'umanità e la chiesa al passaggio non solo del secolo ma del millennio.
Il lungo cammino conciliare di Karol Wojtyla è, peraltro, iniziato sul campo: era tra i più giovani vescovi dell'assemblea quando, da ausiliare della diocesi di Cracovia, ritornò in quella Roma che aveva conosciuto a fondo durante gli anni degli studi all'Angelicum.
Portava nella grande aula conciliare, insieme al primate Wjszynski, le istanze di una Chiesa immersa, in quegli anni, nel clima di oppressione del regime comunista che cercava di sradicare la fede dall'anima di un popolo che proprio nella fede aveva sempre trovato il coraggio e la forza per andare avanti.
Prima di partire per Roma, nella cattedrale di Wawel, Karol Wojtyla sostò a lungo in pregheira e salutando i fratelli nell'espiscopato espresse "commozione e trepidazione interiore" per essersi venuto a trovare sul grande sentiero che portava dalla tomba di San Stanislao alla tomba di San Pietro.
Era un cammino spirituale che doveva portare lontano quel giovane vescovo, appena eletto vicario capitolare e designato per il Concilio in sostituzione dell'arcivescovo Baziak, già malato e morto prima dell'apertura dei lavori.
Da padre conciliare avvertì subito l'esigenza di far partecipare e coinvolgere pienamente la sua diocesi nello sviluppo dei lavori. Sentiva di dover far vivere il Concilio nella sua terra al punto che il Vaticano II diventò l'orizzonte pastorale della chiesa di Cracovia.

Nella diocesi di San Stanislao, per sua iniziativa, si aprì una vera e propria "Cattedra del Concilio". E il contributo più importante si rivelò il testo che sul Vatcano II Wojtyla scrisse subito dopo la conclusione: "Alle fonti del rinnovamento. Studio sull'attuazione del Concilio".
Sulla centralità del Concilio nel pontificato del Beato Giovanni Paolo II si è scritto e detto molto, e tra le altre mi sembrano significative le parole dello storico Andrea Riccardi nella sua fondamentale biografia in cui afferma che "non è possibile conoscere Giovanni Paolo II senza un chiaro riferimento al Vaticano II e alla sua recezione".
Per parte mia vorrei sottolineare come anche la sua espressione più famosa, nell'omelia della messa d'inizio pontificato - "Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo" - vada ricondotta a una radice conciliare.
Essa esprimeva, in realtà, le linee-guida di un pontificato che indicava nella libertà di Cristo l'unica forza realmente in grado di guidare la vita personale e comunitaria degli uomini e dei popoli.
Non si trattò di parole improvvisate.
Venivano esse stesse dall'insegnamento del Concilio e dalla meditazione di un autentico "uomo di Dio".
Possiamo ben dirlo: la straordinarietà di Papa Wojtyla è stata innanzitutto quella di restare un contemplativo anche nei momenti in cui più forti e impellenti divenivano le sollecitazioni della storia.
La grande assemblea conciliare può essere rappresentata come un affresco ricco di vita sullo sfondo del pontificato di Giovanni Paolo II.

Porta il suo inconfondibile segno un documento fondamentale come la "Gaudium et Spes" e un contributo importante riuscì a dare anche allo schema del "De Ecclesia".
E' stato il suo successore, Papa Bendetto XVI, ad affermare che "giustamente Papa Giovanni Paolo II ha indicato il Concilio come una bussola con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio".
Davvero il Concilio è stato la "carta di viaggio" che ha accompagnato la Chiesa a varcare il terzo millennio. 
E' stata sempre quella grande assemblea convocata dalla felice ispirazione di Giovanni XXIII a dare contenuto e forza anche alla preparazione del Grande Giubileo dell'anno duemila.
Non posso che pensare all'opera di quel grande Papa, oggi, mentre nell'aula del Sinodo sulla nuova evangelizzazione la Chiesa di Benedetto cerca le vie per rendere sempre più presente Dio nella società contemporanea.
Tra queste vie, ispirandomi al beato Giovanni Paolo II, ho indicato quella della misericordia e le due grandi figure che dalla Chiesa di Cracovia l'hanno diffusa come estrema ricchezza per il mondo: Santa Faustina Kowalska e il pontefice che l'ha canonizzata.
Ma in quest'aula Giovanni Paolo II è come una presenza viva e costante: il Beato Wojtyla è stato un grande apostolo della nuova evangelizzazione innanzitutto perchè era egli stesso un instancabile evangelizzatore. 
Più che mai siamo di fronte a una testimonianza viva. 
E a un grande profeta della nuova evangelizzazione.

fonte: Il Messaggero, Stanislaw Dziwisz, 20 ottobre 2012

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