domenica 9 dicembre 2012

Ha stabilito di spianare ogni alta montagna



Sorgi, o Gerusalemme, e sta' in piedi sull'altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti da occidente ad oriente, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo come sopra un trono regale.
Poiché Dio ha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
Anche le selve e ogni albero odoroso faranno ombra ad Israele per comando di Dio.
Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui. 



Baruc 5,5-9.

Dice Baruc: "Sta' in piedi sull'altura e guarda verso oriente..." là dove sorge il sole, e da dove viene il Messia Salvatore (così pensava il popolo ebraico).
Dio ci propone un vedere diverso, al futuro e nel presente: ci incoraggia a vedere ciò che non c'è ancora.
Ci invita a "stare in alto", non sommersi e travolti dalla collina delle nostre paure, delle rassegnazioni e delle sconfitte, ed a guardare in direzione di Dio, capace di "fare grandi cose" (Salmo 25).
Lui stesso si inarica di sgombrare la strada, perchè la strada del ritorno alla speranza e alla vita non abbia inciampi.

Che senso ha il messaggio di Baruc oggi per il nostro tempo? 
Ci propone di ccrescere in uno sguardo di fede.
Possiamo definire la fede come "intelligenza".
"Intelligenza" nel senso etimologico della parola, vuol dire "leggere tra" le righe degli avvenimenti della storia di sempre, quello che i "realisti" chiamano "nulla", e saper invece sorprendere le tracce di Dio che "scende" continuamente incontro a noi, impegnato con noi a ricamare cieli nuovi e terra nuova.

Questo sguardo diverso di fede rappresenta la più grande sfida alla nostra situazione, ancor più intollerabile oggi, sostenuta e procurata dal faraone di turno, intellettualmente motivata dai ciambellani di corte funzionali al sistema, dai furbi del "tanto peggio tanto meglio", perfino da persone religiose che vedono nel disastro una giusta punizione di Dio che non ne può più con noi.
Tutti sono capaci di vedere ciò che c'è.
Ma quello che vediamo è la realtà o la sua scorza? Quando diciamo "la realtà è quella che è", non facciamo di fatto un inventario di ciò che abbiamo sotto gli occhi?
La "realtà è invisibile". Il credente è colui che non accetta il verdetto inesorabile dei fatti.

E' il profeta che con occhi d'aquila buca l'apparenza delle cose e sa scorgere la luce nel buio più fitto, sa intuire la ricostruzione nel caos della devastazione, sa cogliere una Presenza nella solitudine del deserto.

Cosa aspetta a noi credenti?
"Stare sull'altura" (nel fondo valle delle nostre paure non c'è visualità) e guardare in direzione di Dio.
Ci si accorgerà che il mondo è come un nido di rondini: le sue fondamenta non sono in basso ma verso l'alto. Non dobbiamo aver paura. 

Don Corrado Magnani, Voce della Vallesina, 9 dicembre 2012 

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