I turisti han ragione di gioire al Muro del Pianto, alla Spianata
delle Moschee, alla Valle di Giosafat trasformati in scenari nordici. E
di incuriosirsi davanti ai pupazzi dei bambini nella Città Vecchia o
all'imbarazzo dei fedeli ortodossi con le larghe falde dei neri cappelli
imbiancate.
Da sempre città unica e speciale Gerusalemme lo è pure per i
significati che la neve racchiude e rivela.
Anche per l'antichità era evento raro, ricco di valenze simboliche,
capace di stimolare l'immaginazione degli autori del testo biblico alla
ricerca di un senso da dare alle cose.
Luminosa, candida, eccezionale la
neve evoca la trascendenza e, insieme, la potenza delle forze naturali
che possono essere ostili come il gelo, la grandine, il vento, la
tempesta.
La Sapienza confonde Giobbe: «Sei mai giunto ai serbatoi della
neve, hai mai visto i serbatoi della grandine che io riserbo per il
tempo della sciagura?».
Ma dal cielo viene anche la continua promessa di
vita e nutrimento: materiale e spirituale. Dice Isaia: «Come la pioggia
e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la
terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia seme al
seminatore e pane da mangiare, così sarà la parola uscita dalla mia
bocca».
Grazie a immagini straordinarie rilanciate dai media echeggia
nella Gerusalemme sotto la neve la potenza della Parola biblica, la sua
forza nell'unire natura e cultura, terra e cielo, storia e futuro;
ricorda all'uomo tout court come sia perdita secca fermarsi alla
superficie degli eventi piccoli e grandi e non andare alla ricerca di
che cosa essi dicono, che significato possono avere, la memoria e i
progetti cui possono rimandare.
Un'icona molto cliccata mostra Netanyahu
e Kerry con alle spalle il panorama della Città Santa bianca.
Chissà se
nelle loro orecchie è giunta eco del Salmo che invoca la lode cosmica
anche da «governanti e giudici della terra»: «Lodate il Signore... neve e
nebbia, vento di bufera che obbedisce alla sua parola». La via della
pace passa da atteggiamenti nuovi. Sotto la neve il seme cresce. Se gli
uomini lo accudiscono dà frutti.
Certo debbono cambiare mentalità,
purificarsi: «Lavami e sarò più bianco della neve», recita un altro
Salmo.
Le mura della Città di Davide ammantate di inverno oggi fanno
eco.
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