venerdì 18 luglio 2014

I cent'anni di Bartali: il re della montagna



Fosse ancora in mezzo a noi, a parlare di ciclismo con la sua voce roca e inconfondibile, Gino Bartali compirebbe oggi cent'anni: tanti ne sono passati da quel 18 luglio 1914, quando la mamma Giulia lo aveva dato alla luce nella casa di via Chiantigiana a Ponte a Ema, nel comune di Bagno a Ripoli. Un fiorentino, dunque, con il carattere fiero e spigoloso tipico di quelle parti, che avrebbe segnato in modo indelebile la storia del ciclismo.



La sua vittoria più bella, tuttavia, anche se ottenuta usando la bicicletta non l'ha messa a segno in gara: durante la seconda guerra mondiale percorreva a tutta velocità le strade della sua Toscana fingendo di allenarsi. I tedeschi lo lasciavano passare, Bartali era Bartali anche per loro. Non sapevano che, nascosti nel telaio della bici, il grande Gino nascondeva i documenti che avrebbero permesso a decine di perseguitati ebrei di scappare dalla barbarie dello sterminio e di salvarsi. Per dire il vero lui questa storia l'aveva tenuta nascosta a lungo, per modestia. Ma alla fine aveva dovuto ammettere che il «portalettere eroico» sì, era proprio lui. Così, nel 2013, qualche anno dopo la sua morte (a Firenze, il 5 maggio del 2000) è stato dichiarato Giusto tra le Nazioni e il suo nome è stato inserito nel Giardino dei Giusti allo Yad Vashem, a Gerusalemme.



Avrebbe potuto vincere molto più di quello che ha vinto se la seconda guerra mondiale non avesse stroncato proprio gli anni della sua piena maturità sportiva: cinque anni senza corse che hanno tolto molto di più a lui che a Coppi, di qualche anno più giovane. Eppure Bartali è riuscito ugualmente a vincere tre Giri d'Italia, due Tour de France, due Giri di Svizzera, quattro campionati italiani, quattro Milano-Sanremo, tre Giri di Lombardia, tre Giri del Piemonte, cinque Giri della Toscana. Al Giro d'Italia per ben 47 volte è passato per primo su un Gran Premio della montagna, vincendo per sette volte la classifica degli scalatori. E tanto per far capire che sulle montagne era davvero il più forte di tutti, ha vinto per tre volte la stessa classifica anche al Tour de France. 


Non c'è campione di quegli anni, a partire da Fausto Coppi, che prima o poi non si sia dovuto inchinare a Bartali quando la strada si impennava e le pendenze diventavano proibitive. Qualcuno ha detto di lui che se la bicicletta fosse stata inventata senza la sella, Bartali non l'avrebbe mai battuto nessuno: straordinaria la sua capacità di alzarsi sui pedali e procedere così per tratti lunghissimi, con gli avversari che erano costretti a sedersi per riprendere fiato.
È stato un grandissimo scalatore ma anche allo sprint non scherzava: quando vinse l'ultima Milano-Sanremo, a 36 anni abbondanti, anche il grande Van Steenbergen, un velocista di classe purissima, dovette arrendersi.

fonte: Mattia Losi  per Il Sole 24 Ore

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