“Giorro gualdese da bisogno mosso/Di Cànetra nel bosco taglia un legno:/Di Norcia il guardian gli corre addosso/Ma bravo Giorro lo fa stare a segno:/Ogni norcin da questo fatto scosso/D’armarsi contro Visso fa disegno: /Norcia che ha più di forze vincer crede,/Ma vince Visso che nei Santi ha fede”.
La battaglia ebbe luogo nella Piana di Castelluccio, un territorio montano ricco di pascoli e di boschi, un tempo dominio dell’Imperio romano e successivamente diviso tra i Comuni di Visso e di Norcia ed è proprio questa citta umbra ad aprire un contenzioso con Visso e a provocare una serie di scontri per la definizione dei confini che dovrebbero delimitare i due territori comunali. Dopo qualche secolo di contese, si arriva a questa battaglia storicamente provata avvenuta il 20 luglio 1522 e causata dal possesso di un pascolo che un tempo era appartenuto al Comune di Norcia e che era stato conquistato da Visso e dalle sue due Guaite di Ussita e Castelsantangelo.
Secondo il poema popolare, il casus belli sarebbe stato provocato da un certo Giorro che un giorno si era recato nel bosco per abbattere un faggio e impadronirsi del suo tronco. Egli fu sorpreso da un guardia boschi di Norcia che esigeva il pagamento di uno scudo e che nel caso di suo rifiuto lo avrebbe condotto in prigione.
Giorro reagisce a suon di bastonate, per cui la guardia fece ritorno a Norcia coperto di ferite e questo provocò l’ira e la voglia di vendetta dei suoi concittadini che si armarono e decisero di marciare contro il comune di Visso, ma i suoi abitanti, anche se inferiori di numero, risposero con le armi in pugno e misero in fuga i Norcini, costringendoli a rinchiudersi in un loro castello. Al termine di questo primo scontro, i Vissani chiesero di poter raccogliere e trasportare i loro feriti, ma furono insultati e bastonati dai Norcini.
I Vissani, ritornati nella loro città, fecero suonare a stormo le campane per chiamare alle armi il popolo impegnato nei lavori dei campi. Al suono dei loro tamburi accorsero, per unirsi alla milizia vissana e mettersi agli ordini del Governatore, Visso, gli uomini di Castelsantangelo che avevano come condottiero Buzio il figlio del Conte, “bello e di feroce aspetto”, il quale aveva sulla sua insegna l’immagine dell’Arcangelo San Michele; arrivarono anche gli uomini di Montemonaco, di Montefortino e di Ussita che avevano sulla loro insegna una volpe. A sua volta Norcia chiamò a raccolta tutti gli uomini delle sue contrade e li pose sotto la guida del capitano Arbillo.
I due eserciti si affrontarono con grande violenza nell’altopiano di Castelluccio e ci fu molto spargimento di sangue. I Norcini, che avevano mangiato e bevuto abbondantemente prima dello scontro, furono sconfitti, persero le armi e il loro vessillo, furono costretti ad abbandonare il campo di battaglia, mentre i Vissani, ormai padroni del Pian Perduto, ringraziarono i loro Santi protettori per la vittoria conseguita.
fone: Alberto Pellegrino (http://new.lecentocitta.it/)
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