domenica 31 luglio 2011

Bernardo: il santo dell'ospitalità



Bernardo, arcidiacono di Aosta, prese l'appellativo "da Mentone", o "Mont Joux" (Monte di Giove, ora, in suo onore, Gran San Bernardo), a ricordo della denominazione data dai colonizzatori romani a quella zona delle Alpi Pennine, proprio nel luogo che apriva il passo agli eserciti in transito verso le Gallie.

Originario di nobile famiglia valdostana, degli inizi del secolo XI, entrò giovanissimo a far parte del clero della città di Aosta.
Per il suo zelo apostolico, alimentato da una fede che operava miracoli, fu molto seguito anche al di là dei confini della sua valle. Si spinse a predicare fino a Novara e a Pavia, dove svolse con encomiabile profitto il suo ministero, lasciando ovunque una traccia profonda di fede e di carità soprattutto verso i più bisognosi. Il 12 giugno 1081 finì la sua vita a Novara, dove è sepolto nella basilica di S. Lorenzo.

Raggiunse l'apice della fama nell'attività svolta come guida spirituale sulla montagna che ancora oggi ne ricorda e celebra l'eminente statura apostolica.

L'Ospizio di San Bernardo entra nella mitologia alpina come un faro sempre ardente, luminoso richiamo ai valori dello spirito e al gusto della carità.

Così l'intrepido arcidiacono di Aosta si mostra guida premuosa nelle molteplici ascensioni alpine, per rendere fermo il passo e sicura la presa degli appigli che aiutano a raggiungere la vetta, a confine con il cielo sopra di noi.

Fonte: Luigi Bianchi, Breviario dell'Alpinista


Approfittando dei quattro mesi dell'anno in cui la strada è transitabile, un'interessante opportunità per un tuffo nella natura, nella storia e nell'arte è certamente il Passo del Gran San Bernardo, che mette in comunicazione l'alta Valle d'Aosta e il cantone svizzero del Vallese.

Con i suoi 2.473 metri d'altezza, il panorama che si gode all'arrivo, dopo alcuni km di tornanti, è davvero mozzafiato, con le cime rocciose che fanno da cornice al pianoro, il piccolo lago che resta ghiacciato fino a tarda primavera, l'antico Ospizio per i viaggiatori e pellegrini fondato da San Bernardo e la collossale statua in bronzo del 1905 che lo raffigura.

In un'oasi naturale, dove la temperatura estiva nell'ultimo secolo non è mai salita oltre i 20°, ma che d'inverno scende anche a -30°, si gode tutta l'atmosfera dei "viaggi di un tempo", in un paesaggio desolato e grandioso. Sì, perchè questo valico è stato utilizzato già a partire dal terzo millennio a.C. e per secoli i suoi sentieri, che coincidevano con la celebre Via Francigena, sono stati percorsi da migliaia di viaggiatori di ogni ceto sociale: principi, papi, vescovi, mercanti, condottieri, soldati, pellegrini e briganti.

Da qui sono passati Giulio Cesare nel 57 a.C., Carlo Magno in viaggio per essere incoronato imperatore nella notte di Natale dell'800, Napoleone Bonaparte il 20 maggio 1800 diretto ad affrontare gli austriaci a Marengo, ma anche in epoche più vicine a noi futuri papi come Eugenio Pacelli nel 1930, Angelo Roncalli ancora giovane prete e Giovanni Battista Montini nel 1959; nel 1995 è stata la volta di Giovanni Paolo II e, ancora più recentemente, Benedetto XVI nel 2006. 



Spesso, per ricostruire le origini della razza, si fa riferimento ai grossi mastini che le legioni romane lasciavano con le truppe destinate a presidiare i punti strategici sulle grandi vie di comunicazione. Pare abbastanza probabile che questa possa essere l'origine dei cani di San Bernardo e dei grandi Bovari diffusi in vari Cantoni svizzeri, ma la prima testimonianza certa della presenza di tali cani al Colle, (che allora si chiamava Col de Mont Joux), risale alla seconda metà del '600.

Probabilmente i primi cani vennero donati ai canoni dell'Ospizio verso il 1660, dalle famiglie nobili del Vallese, per la guardia e la protezione dell'Ospizio stesso dai non infrequenti malintenzionati (le cronache riportano numerosi episodi di brigantaggio), ma anche per numerosi altri impieghi, dal trasporto di piccoli carichi (latte, formaggi), alla fornitura di forza motrice (un dispositivo a mulino, azionato dai cani, muoveva l'enorme spiedo della cucina dell'ospizio). Ma l'impiego che li rese celebri nel mondo fu quello di ausiliari dei canonici  nel tracciare la pista nella neve fresca, prevedere la caduta di valnghe e ritrovare i viaggiatori dispersi col maltempo.

Fra di loro, il più famoso fu Barry I (1800-1814), resosi protagonista del salvataggio di almeno 40 persone. Alla sua morte, il suo corpo venne imbalsamato e conservato presso il Museo di Storia Naturale di Berna, e da allora il miglior maschio di ogni cucciolata dell'allevamento dell'ospizio prende il nome di Barry. Inoltre, la razza, fino ad allora conosciuta come "mastino delle Alpi", si iniziò a diffondere come chien Barry.

La denominazione cane di San Bernardo venne usata per la prima volta nel 1862, in occasione di una esposizione presso Birmingham, e si iniziò ad usare universalmente verso il 1880. La stesura del primo standard di razza risale al 1887.



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