domenica 4 settembre 2011

Il saluto all'estate con la Gran Festa di Canazei

Lo Sci Club Karol Wojtyla - nato nel 2007 a Pera - da sempre ha coltivato un legame speciale con la Val di Fassa e le sue tradizioni.

E' per questo motivo che vogliamo segnalare lo svolgimento della Gran Festa da d'Istà.

La manifestazione si svolge ogni anno a Canazei alla fine della stagione estiva: quattro giorni di allegria, divertimento, musica, ballo e folklore.

Il culmine della festa è previsto per il 4 settembre con la sfilate per le vie del paese di bande musicali e gruppi folkloristici delle quattro valli ladine  (Val di Fassa, Val Badia, Val Gardena e la valle di Livinallongo).




La Gran Festa da d’Istà profuma di dolce, di zucchero e marmellata. Ci pensano le cuoche delle “fortaes”, il tipico dolce fritto, a dare quella nota ghiotta che tutti aspettano con ansia, grandi e piccoli.

Nei primi due dei quattro giorni di festa, l’olio sfrigola bello caldo dalle sette di sera fino all’una di notte. La domenica invece, ultimo giorno della Gran Festa, si accendono i fuochi già a partire dalle dieci di mattina. “In tre ore se ne possono friggere anche un migliaio, ma è difficile tenere il conto. Mettiamo da parte i sacchi della farina per fare il conto dei consumi. Ebbene, ne usiamo cinquanta-sessanta chili al giorno i primi due giorno e fino a 130 chili la domenica!”.

La tradizione delle “fortaes” e delle “sones”, le frittelle di mele, ha preso piede lentamente a furia di tentativi  fino a quando hanno raggiunto la perfezione della ricetta che vuole una pastella non troppo liquida, ma neanche troppo densa. Guai a risparmiare gli ingredienti, che devono essere di buona qualità, abbondanti e sempre freschissimi.



Ci vuole farina, latte, uova e zucchero, poco di quest’ultimo, altrimenti non friggono uniformemente. Una presa di sale, grappa, vanillina e lievito. La pasta deve scivolare dal foro dell’imbuto, ma non troppo velocemente. Ciò significherebbe che è troppo liquida e che poi schizza nell’olio caldo rovinando la sua bella forma tipica a spirale. Le “fortaes” che non vengono a regola d’arte non arriveranno mai ai tavoli del tendone, verranno messe da parte per il personale, perché i dolci non devono essere soltanto buoni, anche l’occhio vuole la sua parte. Imbuti ce ne sono di ogni tipo e misura perché ogni cuoca ha un suo metodo per versare la pasta nell’olio. Spesso se lo fanno fare di latta su misura per il loro dito indice che regola l’uscita della pasta e che dopo tre giorni di lavoro si vede spuntare un callo. Un mestolo di pastella è sufficiente per riempire l’imbuto, si toglie il dito e si muove la mano in cerchio sopra la padella, dal centro verso i bordi per fare la spirale. Un soffio di zucchero a velo e un cucchiaio di marmellata di mirtilli completano l’opera, anche se questa leccornia rossa è stata aggiunta alla ricetta originale solo da pochi anni a questa parte, e la “fortaa” è pronta da gustare.

fonte: www.granfesta.com






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