Un furto nella notte, qualche giorno fa. Sbarre segate dalle finestre
di un piccolo santuario di montagna, quello di San Pietro della Ienca.
Ma che a L’Aquila è conosciutissimo, tanto da essere meta di
pellegrinaggio quotidiano, non solo dall’Abruzzo. La chiesetta contiene
infatti una reliquia di Wojtyla. Un’ampolla sacra con il sangue di
papa Giovanni Paolo II che da queste parti era passato più volte -oltre
100 - per cercare preghiera e raccoglimento. Per questo, come
testimonianza del legame tra l’Abruzzo e il pontefice polacco, la
reliquia - una delle sole tre esistenti al mondo - venne donata alla
comunità aquilana dall’ex segretario di Wojtyla, monsignor Stanislaw
Dziwisz .
I carabinieri del comando provinciale di L’Aquila stanno cercando
l’oggetto sacro (un pezzettino di stoffa intrisa di sangue, dopo
l’attentato in piazza San Pietro del 1980) portata via assieme a una
croce dalla pieve che si trova sotto al Gran Sasso. Nelle ricerche
sono impegnate alcune decine di uomini con l’aiuto dei cani - non si
esclude, infatti, che la reliquia sia stata gettata nei boschi
circostanti - mentre la procura del capoluogo abruzzese ha aperto
un’inchiesta.
«Si tratta di un furto su commissione» dice a Corriere.it il presidente dell’Associazione Culturale «San Pietro della Ienca» Pasquale Corriere che si occupa della cura del santuario. E’ stata sua figlia ad accorgersi dell’accaduto. «Ha visto le sbarre tagliate , è entrata nella chiesetta e si è accorto che la reliquia non c’era più. Chi è entrato - è l’ipotesi - voleva portare via l’ampolla, questo è chiaro. Tutto il resto lo hanno lasciato, comprese le elemosine».
«Si tratta di un furto su commissione» dice a Corriere.it il presidente dell’Associazione Culturale «San Pietro della Ienca» Pasquale Corriere che si occupa della cura del santuario. E’ stata sua figlia ad accorgersi dell’accaduto. «Ha visto le sbarre tagliate , è entrata nella chiesetta e si è accorto che la reliquia non c’era più. Chi è entrato - è l’ipotesi - voleva portare via l’ampolla, questo è chiaro. Tutto il resto lo hanno lasciato, comprese le elemosine».
C’è anche chi ipotizza la pista satanica. Lo sostiene il comitato di
volontariato Osservatorio Antiplagio. Il giorno del furto, infatti,
coincide nel calendario satanico con l’inizio del dominio del demone
Volac, evocato dal 25 al 29 gennaio, periodo nel quale rientrano anche
il ricordo sacrilego e il risvolto satanico dell’olocausto nazista nella
Giornata della Memoria, per preparare il capodanno di Satana che si
celebra il primo febbraio.
fonte:Corriere.it, 27 gennaio 2014
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