venerdì 4 aprile 2014

Senza alzare la voce

 


Karol Wojtyla è stato anche un grande taumaturgo. È noto che ha compiuto in vita diversi miracoli. E il cardinale Stanislao Dziwisz, suo storico segretario e oggi successore alla guida della diocesi di Cracovia, ne è stato testimone silenzioso. Ed oggi racconta una minima parte di questa dimensione di Giovanni Paolo II in un'intervista al settimanale «A Sua Immagine» promosso dalla Cei in collaborazione con la Rai. «Lungo questi anni - confida - ho visto tante persone che lo incontravano e che alla fine mostravano grande tranquillità  interiore, soddisfazione. E gioia. C'era anche chi ne traeva un beneficio fisico, come un monsignore che soffriva di mal di testa e spesso  si sentiva male ma quando incontrava il Papa tutto passava».


«Durante la vita - rivela il cardinale di Cracovia - Wojtyla ha compiuto tanti miracoli, la sua intercessione risultava utile, soprattutto in caso di matrimonio senza figli. Era per la vita, per la famiglia, ed era molto attaccato a queste tematiche. I problemi dei giovani e delle coppie gli stavano molto a cuore». «Quando qualcuno parlava al Papa di un miracolo - ricorda però Dziwisz - lui subito rispondeva: l'uomo non fa miracoli, noi possiamo solo chiedere al Signore pregando, ma è lui che fa i miracoli».
  

Giovanni Paolo II, come lo descrive l'antico segretario, «era un uomo che trattava tutto con il Signore. Questo contatto gli dava tranquillità e sicurezza». «La sua santità –ha proseguito Dziwisz -  era basata sulla contemplazione e la preghiera, dall'altra parte c'era il rispetto della persona. Non ho mai visto sgridare qualcuno, non è poco. Sono stato con lui 39 anni e non l'ho mai visto alzare la voce. Per lui era importante l'argomento, non la forza della voce».  


Dalle risposte di Dziwisz emerge un Papa molto spartano nelle sue abitudini, ma sempre portato al buon umore e perfino al canto, cioè pieno di gioia. «In tema di cucina - racconta Dziwisz - il Papa non aveva preferenze. Penso che non sapesse nemmeno bene cosa mangiava. Due cose certamente apprezzava molto: il caffè e il dolce. Gli piaceva scherzare, ma mai di una persona, era attento a non dispiacere nessuno. E poi amava cantare, cantava al Signore da solo». «Uno dei segreti di Giovanni Paolo II - sottolinea don Stanislao - era la capacità di ascoltare. Chi andava da lui veniva sempre ascoltato. Questo non significava che il Papa condividesse sempre l'opinione che gli veniva proposta, ma lui ascoltava, lasciava che l'uomo si aprisse. Lungo questi anni ho visto tante persone che lo incontravano e che alla fine mostravano grande tranquillità interiore, soddisfazione. E gioia».

«Quale è - dunque - il segreto della santità di Papa Wojtyla?». «La sua unione con Dio e il grande amore per l'uomo», risponde don Stanislao. «La gente - conclude - cerca sempre tutto ciò che è vero, autentico, sincero e bello. In lui trovano questo». 

fonte: A sua immagine

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