Karol Wojtyla è stato anche un grande
taumaturgo. È noto che ha compiuto in vita diversi miracoli. E il
cardinale Stanislao Dziwisz, suo storico segretario e oggi successore
alla guida della diocesi di Cracovia, ne è stato testimone silenzioso.
Ed oggi racconta una minima parte di questa dimensione di Giovanni Paolo
II in un'intervista al settimanale «A Sua Immagine» promosso dalla Cei
in collaborazione con la Rai. «Lungo questi anni - confida - ho visto
tante persone che lo incontravano e che alla fine mostravano grande
tranquillità interiore, soddisfazione. E gioia. C'era anche chi ne
traeva un beneficio fisico, come un monsignore che soffriva di mal di
testa e spesso si sentiva male ma quando incontrava il Papa tutto
passava».
«Durante la vita - rivela il cardinale di Cracovia - Wojtyla ha
compiuto tanti miracoli, la sua intercessione risultava utile,
soprattutto in caso di matrimonio senza figli. Era per la vita, per la
famiglia, ed era molto attaccato a queste tematiche. I problemi dei
giovani e delle coppie gli stavano molto a cuore». «Quando qualcuno
parlava al Papa di un miracolo - ricorda però Dziwisz - lui subito
rispondeva: l'uomo non fa miracoli, noi possiamo solo chiedere al
Signore pregando, ma è lui che fa i miracoli».
Giovanni Paolo II, come lo descrive l'antico segretario, «era un uomo
che trattava tutto con il Signore. Questo contatto gli dava
tranquillità e sicurezza». «La sua santità –ha proseguito Dziwisz - era
basata sulla contemplazione e la preghiera, dall'altra parte c'era il
rispetto della persona. Non ho mai visto sgridare qualcuno, non è poco.
Sono stato con lui 39 anni e non l'ho mai visto alzare la voce. Per lui
era importante l'argomento, non la forza della voce».
Dalle risposte di Dziwisz emerge un Papa molto spartano nelle sue
abitudini, ma sempre portato al buon umore e perfino al canto, cioè
pieno di gioia. «In tema di cucina - racconta Dziwisz - il Papa non
aveva preferenze. Penso che non sapesse nemmeno bene cosa mangiava. Due
cose certamente apprezzava molto: il caffè e il dolce. Gli piaceva
scherzare, ma mai di una persona, era attento a non dispiacere nessuno. E
poi amava cantare, cantava al Signore da solo». «Uno dei segreti di
Giovanni Paolo II - sottolinea don Stanislao - era la capacità di
ascoltare. Chi andava da lui veniva sempre ascoltato. Questo non
significava che il Papa condividesse sempre l'opinione che gli veniva
proposta, ma lui ascoltava, lasciava che l'uomo si aprisse. Lungo questi
anni ho visto tante persone che lo incontravano e che alla fine
mostravano grande tranquillità interiore, soddisfazione. E gioia».
«Quale è - dunque - il segreto della santità di Papa Wojtyla?». «La
sua unione con Dio e il grande amore per l'uomo», risponde don
Stanislao. «La gente - conclude - cerca sempre tutto ciò che è vero,
autentico, sincero e bello. In lui trovano questo».
fonte: A sua immagine
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