domenica 9 ottobre 2016

Il peso specifico dell'essere umano




L'orefice ci guardò a lungo negli occhi.
Saggiando per l'ultima volta il prezioso metallo
diceva cose profonde. 
In modo sorprendente
si fissavano nella mia memoria.

Il peso di queste fedi d'oro
— così disse — non è il peso del metallo.

Questo è il peso specifico dell'essere umano,
di ognuno di voi
e di voi due insieme.


Ah, il peso proprio dell'uomo,
il peso specifico d'un essere umano!
Potrebbe essere ancora più gravoso
e insieme — più inafferrabile?

È questo il peso della gravità costante
legata al nostro breve volo.
Il volo prende forma di spirale, di ellisse — la forma del
cuore...
Ah, il peso specifico dell'uomo!

Questa incrinatura, questo groviglio, questo fondo,
questo appigliarsi, quando diviene tanto difficile
distogliere il cuore, il pensiero.
E in mezzo a tutto questo — la libertà,
una libertà, talvolta follia,
la follia di libertà che si impiglia nel groviglio.
E in mezzo a tutto questo — l'amore
che sgorga dalla libertà
come una sorgente dal suolo.
Ecce homo! Non è limpido
né solenne
né semplice
semmai — misero.

Questo, un uomo solo — e due?
e quattro, e cento, e un milione?
Moltiplica tutto questo
(moltiplica la grandezza per la debolezza)
— e avrai il risultato dell'umanità,
il risultato della vita umana.

Così parlò quello strano orefice
misurando le nostre fedi.
Poi le pulì con la pelle di camoscio,
le ripose nell'astuccio
che prima stava in vetrina,
infine cominciò ad avvolgerle in carta velina.
Ci guardava sempre negli occhi,
voleva forse sondare i nostri cuori.
Aveva ragione nel dire tutte queste cose?
Sono stati forse anche i nostri stessi pensieri?
Forse nessuno di noi due poteva

trarre le conclusioni da così vicino —
l'amore è più entusiasmo che riflessione» .

Karol Wojtyla, La Bottega dell'orefice (1960)

Nessun commento:

Posta un commento